Regia di Sergio Rubini vedi scheda film
Come regista, Sergio Rubini ha fatto più o meno lo stesso numero di film di Leonardo Pieraccioni. Vero è che mai ha ottenuto il successo commerciale arriso al fiorentino, anche se bisogna riconoscere a Rubini una maggiore sapienza registica, la capacità di creare un coro di personaggi e il tentativo, almeno in qualche fase della carriera, di rinnovarsi, senza limitarsi a cercare di sfruttare un filone fino all'esaurimento.
Tuttavia, mi sembra che gli resti ancora assai sconosciuta la capacità di raccontare una storia. Qui si affida ad una trama che affonda le radici addirittura in Lo cunto de li cunti di Basile, anticipando in questo senso, di più di dieci anni, l'odierno Garrone.
Per sé Rubini, com'è capitato spesso negli ultimi anni, riserva un ruolo collaterale ma quasi da deus ex machina: troppa grazia. Troppe grazie, invece, espongono le due protagoniste femminili, Violante Placido e Valentina Cervi, probabilmente le due attrici più disinibite del nostro panorama cinematografico, Tinto Brass escluso. Simpatico, in ogni caso, il terzetto di fratelli Teresa, capeggiato da un ipersensibile Dino Abbrescia.
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