Regia di Sergio Rubini vedi scheda film
Il cinema di Sergio Rubini riflette un singolare sentimento sudista. Verso le radici e verso i paesaggi, verso il dialetto e verso la luce, verso le alterazioni della coscienza e la fantasia. Questo sentimento cinematografico è complesso e mai folkloristico e intorno a questo nodo culturale Rubini, con i suoi film da regista, ha un movimento altalenante. Si avvicina e si allontana, parte e torna come accade a chi ha debuttato con una pellicola che è un programma di partenze e ritorni: ”La stazione“. Il cinema pugliese - come il napoletano, il milanese, il toscano o il romano - non esiste. Slang e ambienti non plasmano un orientamento narrativo. Con questa sesta regia Rubini (si ritaglia il ruolo di un barbiere pasticcione e irresistibile) si diverte a mettere in scena una commedia ebbra e magica, pervasa di erotismo e scandita da riti di stregoneria domestica. Una gradevole proposta grottesca, rara nel nostro cinema. La sceneggiatura ha qualche problema e le due attrici, innamorate dello stesso uomo e vittime di metamorfosi, sono brave e sostengono la girandola dei personaggi.
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