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L'anima gemella

Regia di Sergio Rubini vedi scheda film

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La recensione su L'anima gemella

di Mr.Klein
6 stelle

Su questo Sud arderà sempre il sole delle passioni e dei loro ricatti,della superstizione e della sua traduzione sociale,anche quando la comunità che se ne fa interprete da' l’impressione di essere esiliata in un luogo in cui scompare il tempo e la nemesi figlia dei demoni dei sentimenti potrà essere solo il prodotto di un oblio paziente,malvagio e agguerrito.

Per Rubini,la terra ha sempre qualcosa di sacro che va’ di pari passo col sacrilego,e la mette in scena con toni esagitati e urla di dolore consapevolmente sbilanciati verso la parodia per esprimere la propria tenerezza nei confronti del lutto emotivo che nella verità del sangue meridionale si esemplifica nella sproporzione di una tradizione veemente,come pure per dimostrare che non ha mai smesso di provarne il terrore.

Paradossalmente,è soprattutto nella sua prima parte che il film riesce più convincente,e anche più inquietante,perché nell’apparente veste di commedia in cui si accumulano gli stereotipi sul Sud e la sua gente,che sembra non conoscere mezze misure e pudori nel dialogo concitato e nell’astio come occupazione quotidiana,Rubini conduce un gioco segretamente fine e aristocratico,corrisposto soprattutto da Valentina Cervi,l’interprete più lontana,per estrazione sociale e culturale,dalla personalità del resto del cast,che conferma quale singolarità di linguaggio ci sia nell’aggressività di un carosello meridionale che si poggia sulle regole di una tragedia incompiuta e ne sbeffeggia le conseguenze.

Più riconoscibili nella sospetta pigrizia del Sud sono gli altri due interpreti,il volonterosi Venitucci(non omaggiato in verità di un grande personaggio) e la soave Placido,forse più disinvolti nell’assumere su sé stessi il peso della fisicità dei personaggi,ma meno curiosi e più distratti dalla sicurezza di non dover dimostrare più di ciò che sono già convinti di essere.

Dopo questa prima parte magari ansiogena ma molto suggestiva,L’anima gemella si spegne nell’arrendevolezza di una convenzionale commedia sentimentale che interrompe la comunicazione con la notevole ambizione delle premesse e cerca un finale un sbrigativo e una blanda conclusione.

Si può tranquillamente accettare in qualsiasi opera di finzione l’inverosimiglianza dell’assunto:se per inverosimiglianza intendiamo la descrizione del malessere interiore(in questo caso quello di Teresa) che ottenebra la lucidità e confluisce in un orgoglio furente che cerca e ottiene parzialmente non tanto la vendetta quanto una momentanea rivincita;non altrettanto si può fare con l’improbabilità di sviluppi narrativi anemici e,quelli sì,affogati nel folklore in cui il racconto si chiude per frettolosa incertezza.

Succede perché Rubini ad un certo punto rinnega l’affascinante scelta iniziale della narrazione quasi in prima persona,in cui i tre personaggi principali offrono una visione della storia vissuta dall’interno e che permette di non avvertire la pressione della mano registica ma di sentire la sua partecipazione alla loro vicenda;mentre a due terzi di film li troviamo di colpo abbandonati dal regista e svuotati della loro specifica identità che viene spostata in una prospettiva  a loro esterna e li appiattisce in un confronto di caratteri tutti troppo uguali l’uno all’altro.

Di conseguenza,non arriva troppo imprevedibile quella quadratura del cerchio in cui il manicheismo ravvivato dal rispetto per le psicologie dell’inizio si atrofizza in una giusta posizione morale che può soddisfare chiunque attenda la disposizione logica di uno schema,ma finisce col frammentare i sapori e il gusto speziato e maleducato grazie al quale ci eravamo appassionati a questa storia in cui la paura di perdere l’amore dell’altro ispira il sacrificio,venera la vendetta e reclama il possesso dell’amato.

Su Sergio Rubini

Vivace e attraente nella prima parte,anche per via di una sceneggiatura incalzante,nella seconda si lascia livellare in un’estetica da spot e si adatta a cercare la soluzione più conveniente.

Su Valentina Cervi

La sofferenza svettante su tutto dell’interpretazione rende l’astio di una donna afflitta dal rancore per l’innocenza altrui e che non sa che farsene della pace interiore, e svela l’insospettabile faccia notturna e la cattiveria nascoste nel sole.

Su Violante Placido

Il morbido calore della presenza perfetto per il suo personaggio ricco dell’intelligenza della bontà ingentilisce il ruvido paesaggio che fa da scenografia,ma risulta meno efficace verso la conclusione per la quasi completa assenza di ombre.

Su Michele Venitucci

Un autentico ragazzo del Sud attratto e soggiogato dalla femminilità,che parte con l’essere vincente ma non sa come gestire quest’occasione:un po’ incartato e spaurito,con una buona presenza scenica.

Su Sergio Rubini

L’attore di classe da lungo tempo a noi noto:nel ruolo dell’eterno figlio insoddisfatto ha umori maliziosi  da interprete esperto.

Su Dino Abbrescia

Sottoutilizzato e troppo mimetizzato nel cast,ma non è una novità

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