Regia di Sergio Rubini vedi scheda film
Una commedia "eccessiva", ossia un raro esempio di iperbole cinematografica: non la rappresentazione di una realtà esagerata, bensì una rappresentazione esagerata della realtà, quella che si avrebbe, per intenderci, se tutto ciò che pensiamo o proviamo venisse tradotto in parole ed azioni, di intensità proporzionata ai nostri stati d'animo, e se potessimo, per di più, avvalerci di forze soprannaturali. Questo film intesse, sui classici canovacci del triangolo amoroso e dello scambio di persona, una storia dai colori accesi e dalla teatralità sanguigna, immersa in un paesaggio salentino intriso di forti suggestioni popolari. La magia che domina quest'opera è quella, - non si sa se più santa o più diabolica - che fa uscire l'anima dal corpo, consentendole di agire nel mondo in vece sua. È così che la premessa esoterica e grottesca può dar vita ad un epilogo romantico da favola. Un film dalla bellezza selvaggia e disarmante. Un applauso di tutto cuore a Sergio Rubini.
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