Regia di Ennio De Dominicis vedi scheda film
Giorgio, detto “l’italiano” (suo nonno era un alpino sbarcato in Albania ai tempi del “radioso domani” fascista), viene da un paese vicino a Tirana. In un villaggio dell’Abruzzo lavora tra i cavalli, s’innamora corrisposto della (presunta) fidanzata di chi lo ospita, combina un casino e va in galera. Un flashforward ci avvisa sin da subito che otto anni dopo sarebbe comunque finito sulla strada, a fare il magnaccia. Lo spunto della sceneggiatura e la struttura stessa del film sono deterministici e un po’ troppo “a tesi”. Ma non tutto è da buttare, anzi. La parte del melodramma rurale, tra i volti autentici dei boscaioli abruzzesi, coinvolge, e l’attore Mehmet Günsür è una bella presenza nonostante la recitazione acerba. A deludere è invece l’anima “parallela” del film, quella che segue la sfortunata carriera di malavitoso di Giorgio. Tempi, luoghi, situazioni e battute cercano di scrollarsi di dosso quel sentore di fiction Tv che le incatena, ma invano. E il finale frettoloso certo non aiuta.
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