Regia di Tony Gatlif vedi scheda film
Il dodicenne Max passa l’estate a casa della nonna. Lì vicino c’è il campo degli zingari, dove vive un meraviglioso chitarrista, Miraldo. Max decide di prendere lezioni da lui, ma nel frattempo si innamora di sua nipote Swing, coetanea pestifera e ribelle. Nel precedente “Vengo” Gatlif narrava il mondo dei gitani andalusi a ritmo di flamenco, ma con una prospettiva fin troppo “interna”. Qui assume lo sguardo di un osservatore esterno per guidare lo spettatore nel mondo degli zingari di Strasburgo, abbastanza integrati e stanziali. Il regista, che da oltre vent’anni filma con affetto e partecipazione il mondo gitano (da cui anche lui proviene alla lontana), diviene particolarmente tenero, quasi elegiaco, non interessato alle contraddizioni del mondo zingaro (sia al proprio interno che rispetto al mondo esterno). L’occhio del ragazzino fa scivolare tutto in un mondo da fiaba, assecondato da un uso accorto della musica e da una maturità registica ormai pienamente raggiunta. Se forse ama troppo il mondo che racconta, Gatlif lo conosce però assai bene, e non scivola mai nel folklore. Nel ruolo di Miraldo c’è Tschavolo Schmitt, leggendario chitarrista gitano che interpreta quasi se stesso; il film, a tratti, diviene anche un rispettoso documentario su di lui.
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