Regia di Francesco Tavella vedi scheda film
Che cos'è stato realmente il Cocoricò di Riccione nel corso degli anni '90? Riduttivo definirlo semplicemente una discoteca: è stato teatro, galleria d'arte, sperimentazione, provocazione, stimolo, contaminazione, punto d'unione tra tutte le anime inquiete amanti della musica da ballare. In questo documentario, per la prima volta, ne parlano i diretti responsabili tra i quali l'art director Loris Riccardi.
Un'immersione in profondità, tosta e appagante, quella che propone Francesco Tavella con questo suo lavoro; un viaggio tra gli abissi e le vette irraggiungibili del Cocoricò degli anni '90, quello che riusciva ad aggregare ogni sabato sera cinquemila anime in fermento suggestionandole, contaminandole e facendosi da loro contaminare e suggestionare. Per la prima volta dopo quasi tre decenni in questo documentario parla Loris Riccardi, deus ex machina della discoteca-che-non-era-solamente-una-discoteca di Riccione, luogo di culto per tutti gli amanti della musica da ballo e delle 'cose che succedono'. Berlinese, l'atmosfera del locale che si può assaporare a perfezione in questi quasi sessantasette minuti di film: vivacità, stimolo, riflessione e trasgressione, tutto era unito assieme in qualche modo – spesso senza una chiara spiegazione, solo per il gusto di scioccare, provocare – nel primissimo Cocoricò, quello dove nudità, eccessi, dj di fama, installazioni artistiche e popolo della notte convivevano a perfezione. Riccardi, storico art director del locale e personaggio sfuggente, racconta e si racconta con tono sincero e oramai sufficientemente distaccato da quei giorni; oltre alle voci degli altri protagonisti di quell'epopea intervistati oggi (Renzo Palmieri, Principe Maurice, Silvia Minguzzi) compaiono numerosissimi estratti da riprese amatoriali e servizi televisivi girati all'interno del Cocoricò in quel periodo. Poco spazio per le musiche del locale, questa è forse la pecca principale del film, che si snoda attorno a una colonna sonora originale ben assortita, ma fin troppo presente; anche la mancanza di didascalie e di voce off pesa un po' sulla comprensione della narrazione da parte del pubblico che non ha più di tanta dimestichezza con l'argomento del documentario. Sceneggiatura del regista (all'esordio) e di Matteo Lolletti; nei filmati di repertorio compaiono tra gli altri Enrico Ghezzi, Red Ronnie e Franco Battiato. 6/10.
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