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Trap

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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La recensione su Trap

di Souther78
3 stelle

Pretenzioso, pleonastico, ridondante, autoreferenziale. Le opere del regista ormai sono entrate in un circolo vizioso di eterna omologazione, quasi che senza un finale a sorpresa non si potesse considerare un suo film. Ormai, però, le sorprese nei film di Shyamalan difettano, e il resto... pure.

Prendi un ragazzone di mezza età, lo metti a fare il paparino premuroso, salvo poi dover fare i conti con un leggerissimo imprevisto... L'insostenibile leggerezza dell'essere si incontra e si scontra con il delirio da assassinio seriale, e il risultato è al glutammato monosodico, cioè artificialmente insaporito.

 

Sospettiamo che, senza la firma del noto regista, questo guazzabuglio da seconda serata sottotono non avrebbe passato il vaglio critico del più appassionato degli spettatori seriali. Eppure questa è la magia del marketing! Shyamalan ha realizzato un paio di film validi, ma si è dimostrato poi incapace di gestire la diversità di generi, ricadendo sempre e comunque nello schemino manualistico del presunto imprevisto che capovolge il senso dell'opera. Aveva funzionato con Il sesto senso, quindi funzionerà per sempre! Giusto? Sbagliatissimo! Già The Watchers preconizzava questo epilogo/non epilogo: se il finale de Il sesto senso ti arrivava diretto allo stomaco come un cazzotto ben assestato, sconquassandoti e sconfessando le facili certezze che quasi avevano annebbiato la proiezione, in bilico tra dramma psicologico e paranormale, oggi tutto si diluisce e annacqua. Shyamalan sembra ormai incapace di gestire un finale in modo lineare, forse poichè perennemente (ed eccessivamente) proteso al ribaltamento "costi quel che costi" di un paradigma che, però, non può essere sempre e comunque ribaltato/ribaltabile.

 

 Trap incarna la quintessenza dell'esasperazione del capovolgimento a sorpresa: non c'è più sorpresa, nè - fatalmente - ribaltamento, bensì semplicemente una dilatazione e moltiplicazione del già detto e già visto, che sconfina a tratti nel sommo ridicolo.

 

Josh Hartnett è fuori parte e lo si comprende da lontano, e i comprimari non sono meglio: una star insignificante, una figlia che sembra assunta senza un provino preliminare, e situazioni che dovrebbero sembrare acute o ingegnose, mentre si rivelano soltanto macchinose, inverosimili e grossolane.

 

Se misurassimo la capacità di un regista attraverso la sua attitudine a gestire registri narrativi differenti, Shyamalan sarebbe ex aequo con Nolan, con l'attenuante che per il secondo c'è stato un tempo in cui (trilogia di Batman) riusciva anche a non preoccuparsi del tempo e dello spazio come un'ossessione. 

 

Attori insipidi, diretti con uno stile ossessivamente ridondante e autoreferenziale, attraverso una sceneggiatura improbabile (a dir poco!), segnata dall'interminabile agognare un finale a sorpresa, che si riverbera in una assenza di finale, paradossalmente amplificata dall'affastellamento di finali.

 

Insomma, caro M. Night, se non ti riesce più di stupire con un finale a sorpresa, hai mai pensato che forse potresti uscire dal clichè, e provare - perlomeno - ad appagare il pubblico con tutto il resto?

 

In altri casi l'avremmo definita occasione sprecata, ma qui l'unico spreco è il tempo della visione.

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