Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Un thriller semi-claustrofobico sospeso fra tensione e furbizia.
L'allegro e sorridente Cooper (Josh Hartnett) porta sua figlia Riley (Ariel Donoghue) al concerto della sua pop star preferita, Lady Raven, interpretata dalla vera cantante, nonché figlia del regista, Saleka Shyamalan. I due si divertono un mondo fino a quando Cooper inizia a notare l'eccessiva presenza di poliziotti che controllano chiunque entri o esca dall'edificio. Parlando con un gentile impiegato, il protagonista scopre che in realtà l'intero concerto è una trappola orchestrata dalle forze dell'ordine per catturare il serial killer noto come "Il Macellaio". Da quel momento, Cooper dovrà ricorrere a tutte le sue forze per sfuggire ai tutori della legge, perché si dà il caso che il sadico assassino sia proprio lui. Questa è la trama di Trap, film sceneggiato, prodotto e diretto dal buon vecchio M. Night Shyamalan.
Il film parte da una premessa molto interessante. Shyamalan è un regista noto per i suoi colpi di scena e questa volta ne ha inserito uno persino nel trailer, in cui scoprivamo, appunto, che il protagonista è il ricercato. Trap presenta una tipica situazione hitchcockiana: lo spettatore sa già tutto ma non lo sanno i personaggi del film. Ed è proprio questo a generare la suspense. D'altra parte, Hitchcock è sempre stato uno dei maestri preferiti di Shyamalan e qui viene omaggiato ampiamente, sia nella costruzione dell'intreccio, sia per gli evidenti riferimenti a Psycho (vedere per credere). La cosa più riuscita del film è senza dubbio Josh Hartnett e il personaggio che interpreta. Cooper è un individuo diviso tra chi è realmente e chi deve fingere di essere. La gentilezza, l'affettuosità e l'allegria da bravo padre di famiglia si accompagnano alle sue azioni deplorevoli e al suo sguardo intriso di follia omicida, creando uno scontro tra apparenza e realtà funzionale a mettere in scena l'umanità di un vero psicopatico. Pur non risultando così inquietante come forse vorrebbe, Hartnett, con la sua grande performance attoriale, porta sullo schermo un uomo scaltro e molto intelligente, capace di inventare sempre nuovi stratagemmi per farla sotto il naso alla polizia. È davvero un piacere seguirlo mentre si inventa soluzioni per uscire dalla trappola in cui si ritrova. Si resta stupiti della sua maligna determinazione ma anche del rapporto che ha con la figlia. Un rapporto tenero ma interamente giocato sul nascondere l'orribile verità. Verità che il pubblico in sala conosce e ciò genera talvolta situazioni grottesche che strappano nervosi sorrisi. La sempre ottima regia di Shyamalan si accompagna ad una fotografia tendente al rosso ed insieme tengono alto il livello visivo fino ai titoli di coda. La colonna sonora è valida, sebbene sia quasi tutta proveniente dal concerto di Lady Raven / Saleka.
Ma Trap non è solo suspense, regia e recitazione. Come tutti i film di finzione è anche sceneggiatura. E qui si tocca un tasto dolente. Perché la prima metà del film è fantastica. Tesa, coinvolgente, scorrevole e soprattutto credibile. Vediamo il nostro killer lottare per evadere dalla sua prigione affollata, ingaggiando uno scontro a distanza con la profiler dell’FBI (interpretata da Hayley Mills) che è lì per catturarlo. I veri problemi iniziano però con la seconda metà. Ad un certo punto, infatti, il film si avvia ad un lento declino. Le situazioni si fanno sempre più inverosimili e le forzature prendono il sopravvento. È come se Shyamalan avesse finito le idee. Si ha proprio la sensazione che abbia perso il controllo della storia ed è un vero peccato. La sola cosa che mantiene vivo l'interesse, in questa seconda parte, è la psicologia del protagonista che si va via via delineando, mentre Hartnett e la regia continuano a fare un buon lavoro. Se inizialmente si stava assistendo ad un grande film, con il peggiorare della scrittura la qualità si abbassa, e di molto. Come se si transitasse tristemente da una valida produzione cinematografica ad un giallo della domenica in TV.
Complessivamente, Trap risulta un bel film, un thriller quasi vecchia maniera, in cui il sangue non scorre mai copiosamente. Tutto è giocato sulla mente e sull'azione piuttosto che sulla violenza. Non sarà il miglior prodotto partorito dalla mente del regista indiano ma non è neanche il peggiore ed è certamente superiore rispetto a tanta altra concorrenza dello stesso genere. Vale la pena vederlo nonostante i difetti? Certamente sì e senza alcuna esitazione.
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