Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Non immagino proprio che merda sarebbe uscita fuori se non ci fosse stato Shyamalan a dirigere...
E ritorna M. Night Shyamalan. Stavolta con TRAP.
Padre e figlia vanno al concerto della cantante Lady Raven. Mentre vanno a prendere i posti in mezzo ad una grande folla, Cooper nota che ci sono diverse guardie di sicurezza in numero insolitamente alto man mano che il tempo passa. Una volta lasciata Jody nei posti a sedere Cooper viene a sapere da un addetto alle magliette un po’ strampalato che la polizia stanno circondando lo stadio per catturare un serial killer noto come il Macellaio. Il problema che il Macellaio è proprio Cooper.
Fin qua non dico altro perché, conoscendo il regista, saranno tensioni altissime a fasi alterne, trovate a dir poco curiose e tentativi di fuga contornati da una quasi inspiegabile claustrofobia nonostante l’ampissimo spazio.
Come al solito Shyamalan gira fino al midollo come Hitchcock, usa tante inquadrature, movimenti di macchina, tagli d’immagine, il montaggio serrato e preciso, l’atmosfera da gran concerto, l’audio musicale e la storia completamente asservita alla sua regia. E fin quando è perfetta, anche la storia più banale può diventare molto godibile. Tutti gli attori sono straordinari, molto calati nella parte, soprattutto Josh Hartnett che riesce con molte microespressioni facciali a passare velocemente dal truce inquietante al cittadino e padre modello. Stavolta si smorza con parsimonia la tensione con ironia godibile con personaggi e situazioni divertenti, un po’ come Raimi, Craven e Hitchcock. Inutile dire che proviamo le stesse sensazioni del “protagonista”, ma anche di un altro personaggio che diventerà una pedina cardine nella seconda parte.
Come detto prima è la messinscena a fare da padrona e la storia è particolarmente interessante, anche se ci sono diversi risvolti e scelte narrative piuttosto forzati. Al massimo sono due o tre ad essere troppo evidenti, ma in un modo o in un altro sono abbastanza giustificati dall’ironia della situazione.
Chiaramente se si va’ a tranciare ogni pelo nell’uovo da chi vuol trovare tutto razionale al 100% nella sceneggiatura lo potrà trovare brutto come film e potrei anche capirlo. Però non era questo l’obiettivo del regista, visto che ha scelto di raccontare una storia piena di ambiguità e intrecci sia tesi che ironici piuttosto che un noir poliziesco true crime molto serioso.
Non è un grande film, ma neanche brutto, ma una via di mezzo diretta magistralmente.
P.S. Saleka Shyamalan, diretta dal padre, non soltanto è bellissima, ma è anche brava a cantare.
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