Regia di Chang-dong Lee vedi scheda film
Non lo diciamo forte, ma sembra che le lamentele sulla penuria del nostro mercato, cieco di fronte alla ricchezza di certo cinema, siano finalmente arrivate a qualcuno. Oasis è soltanto uno degli esempi di un valore oggettivo che è doveroso proporre. Questa storia d’amore tra un poco di buono e una disabile possiede uno sguardo morale che fa male tanto è lucido. Jong-du e Gong-ju (magnifici gli attori Sol Kyung-gu e Moon So-ri) sono due anime destinate alla solitudine non per evidenti difficoltà, ma per scelta: quella che mettono in atto è una strenua lotta contro l’ottusità del pensiero e dell’apparente ”modernità”. E anche quando hanno una flebile possibilità di spiegarsi, si chiudono in un silenzio che è rifiuto del mondo, per meglio custodire un dono prezioso che è loro e soltanto loro. Allontanando ogni conciliazione, il regista Lee spoglia il racconto di qualsiasi aggancio sentimentale: ne viene fuori un’opera straziante e dolorosissima, che annega la retorica in favore di un rigore e un’asciuttezza rari. Dopo il bel Green Fish e lo splendido Peppermint Candy, Lee percorre con coraggio una strada accidentata per vivere la passione. A suo modo, un mélo, essiccato e spigoloso. Ottimo successo in patria, Premio della giuria a Venezia. Da inseguire ovunque.
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