Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Dolls. Bambole. Burattini. Marionette. In mano al destino, senza possibilità di salvezza.
Tre storie d’amore s’intersecano, estreme, laceranti. L’amore che ciascuna di esse racconta è assoluto e, come tale, spesso incomprensibile. La follia che le accompagna è troppo grande, umanamente insostenibile.
Un giovane torna dalla sua ragazza abbandonata, proprio nel giorno in cui - per interesse - sta per sposare un’altra; una donna aspetta da sempre, sulla stessa panchina, il ritorno del suo fidanzato; un ragazzo è disposto a fare di tutto pur di stare vicino alla cantante pop da lui amata.
I protagonisti "prendono vita" dal teatro dei burattini, il bunraku, tradizione secolare in Giappone. Ma niente è gridato, nessun gesto è affrettato. Tutto viene distillato, dilatato, decantato. Fino allo spasimo. Aleggiano le pagine, belle e tristi, di Kawabata e il dolce blues di Murakami.
Da sfondo, una natura superba, indifferente, rappresentata con il sentimento religioso tipico del popolo giapponese.
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