Regia di Piergiorgio Gay vedi scheda film
Perchè i Quintorigo sono stati utilizzati in maniera tanto marginale dal cinema italiano? C'è di che indignarsi ad ascoltare la - bellissima, manco a dirlo - colonna sonora di questo La forza del passato, da indignarsi letteralmente per la scarsa considerazione che sul grande schermo ha ricevuto il suono così originale, evocativo e, ciò che più conta, unico del quintetto romagnolo. Ma questa pellicola di Piergiorgio Gay ha altri lati positivi, perlomeno un paio: il tris di protagonisti - Rubini, Ganz, Ceccarelli - fra i quali è difficile eleggere un migliore, anche se quantitativamente la preminenza è dei due uomini; e la pulita, nitida fotografia di Luca Bigazzi (già con Soldini, Amelio, Placido, Piccioni e altri), che attribuisce una luce vivida ad una storia ricolma di ombre e dubbi. Un po' di amaro in bocca, invece, per quanto riguarda l'intreccio che procede torpidamente, di quando in quando insabbiandosi - soprattutto nella prima metà -, per rivelare quindi il potenziale della sceneggiatura (del regista e di Lara Fremder, dal romanzo omonimo di Sandro Veronesi) nel finale. Parti minori per Valeria Moriconi e Giuseppe Battiston. Una storia che riflette sull'importanza delle origini e sul senso che affidiamo, in relazione ad esse, alla nostra vita. 6/10.
La quieta vita di uno scrittore quarantenne (ma eterno adolescente) sta per essere profondamente turbata: la moglie gli confessa un tradimento ed uno sconosciuto gli racconta che suo padre era una spia del Kgb...
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