Regia di Marcello Giannini vedi scheda film
L'eredità cospicua di un eccentrico nobile è contesa da una moltitudine di parenti. Il defunto, arricchitosi scrivendo canzonette, decide che lascerà il suo patrimonio a chi indovinerà il vincitore di un concorso musicale.
Musicarello già ai tempi formalmente datato, che si rifà platealmente all'avanspettacolo e alla comicità da teatro di varietà, coinvolgendo peraltro numerosi interpreti di quel mondo: Carlo Dapporto, Ave Ninchi, Fiorenzo Fiorentini, oltre a una buona dose di cantanti e attori 'leggeri', per controbilanciare le due componenti essenziali del genere cinematografico: esibizioni canore e sketch ridanciani. La trama è un pretesto esilissimo per mettere in scena tutto ciò e pertanto colpisce la quadruplice firma sul copione: Mario Amendola, Giuseppe Mangione, Vinicio Marinucci e lo stesso Fiorentini, già citato. La gran parte dello spazio della pellicola è occupato dalle canzonette, spesso inserite anche senza un preciso legame logico con la scena precedente; fra le voci che compaiono vale la pena di citare Fausto Leali, Gianni Morandi, Edoardo Vianello, Michele, Los Marcelos Ferial, Nicola Di Bari, Françoise Hardy, Ornella Vanoni. Fra gli attori invece vanno annoverati anche Carlo Delle Piane, Carlo Pisacane/Capannelle e Umberto D'Orsi (Umberto Dorsi nei titoli di testa, a dimostrare l'estremamente scarsa cura portata alla confezione della pellicola). Seconda e ultima regia per Giannini, che aveva sfornato in quello stesso 1964 anche la spy story (dozzinale) FBI Operazione Baalbeck. A conti fatti la cosa che lascia più perplessi è quell'hully-gully del titolo, promessa non mantenuta dalla gran quantità di canzoni melodiche 'vecchio stile' contenute nel lavoro. 2,5/10.
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