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Blade II

Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film

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La recensione su Blade II

di inthemouthofEP
7 stelle

Il secondo capitolo della saga di Blade vince lo scontro col primo e convince: Del Toro, muovendosi fra diversi generi, dirige ogni scena con passione, dà forma all'azione e riesce anche a spaventare. Bellissime poi musiche e fotografia.

Per quanto in teoria mi sforzi a considerare qualsiasi sequel in maniera assoluta e distinta, senza fare confronti o paragoni col primo capitolo, nella pratica è quasi impossibile. Bisogna sempre tenere presente che c'è un primo capitolo da considerare e con cui, inevitabilmente, il sequel si deve confrontare.

E in questo caso - è bello quanto strano dirlo - il numero due supera di qualche centinaio di spanne il numero uno.

Eh sì, il primo capitolo di Norrington ne esce non con le ossa rotte, ma praticamente frantumato dal confronto con questo "Blade II".

E non perché questo secondo film abbia una trama molto più elaborata o dei dialoghi molto più profondi, perché la storia è già vista mille volte, anche qui i colpi di scena sono abbastanza intuibili (anche se meno banali di quanto succedeva nel primo), i personaggi hanno poca profondità e sono sviluppati spesso in maniera risibile.

No, questo film non è grandioso per trama o profondità dei personaggi, ma perché finalmente dietro la macchina da presa c'è un Regista con la "R" maiuscola, e non quel povero Stephen Norrington che, per quanto possa stare simpatico, girava senza passione né idee e non sapeva proprio dare forma all'azione né, a mio parere, renderla interessante. Ma dimentichiamoci una buona volta di Norrington e del primo capitolo, perché qui di mezzo c'è un grande regista, che risponde al nome di Guillermo del Toro.

Se la trama è risaputa (Blade deve allearsi con una gang di vampiri per sconfiggere un altro tipo di vampiri molto più potenti, quasi totalmente immuni all'argento ma sempre nemici della luce), qui è Guillermone che solleva il tutto e lo porta a un altro livello, ne cambia gli intenti e lo migliora sensibilmente in tutti i sensi.

Intanto, se il primo film era tutto un insieme di azione messa un po' alla rinfusa e senza particolare convinzione, qui Del Toro sembra avere le idee molto più chiare: l'azione deve rimanere, anzi, deve essere aumentata, ma il tutto deve mescolarsi più sensibilmente all'horror, al fantastico, all'humor e, in ultima battuta, deve essere più chiaro che questo non è un film d'autore, ma un cinecomic.

E il grande regista messicano ci riesce benissimo: in questo film coniuga un linguaggio veramente particolare che porterà avanti con tutti i suoi altri titoli, un linguaggio schizzato che nasce dall'unione di più generi e di più suggestioni, ma che è profondamente riconoscibile e personale.

E così quello che viene fuori è un film che, sebbene realizzato con un budget abbastanza alto, ha un'anima, e trova la sua identità nella follia visionaria di quel pazzo di Guillermo. Quell'identità che il primo proprio non riusciva nemmeno a sfiorare.

Per rendersi conto di ciò, basta soltanto paragonare le fattezze dei supercattivoni: se nel primo il vampiro antagonista sembrava una popstar uscita da Victorious, qui le creature fanno veramente paura, e sono un misto tra il vampiro classico, Gollum, gli zombies romeriani (per il trucco simile a quello di Savini) e, perché no, anche del mio vecchio Freddy Krueger.

Le creature qui non sono belle esteticamente, sono sgraziate e tutte senza capelli. Non sono degli Harry Styles ambulanti, sono dei reietti senza speranza, nati dalla cupidigia e dalla sete di potere tipica di chiunque cammini su questo mondo malato.

E se il tema del reietto è nelle corde del regista messicano, anche il personaggio di Blade sembra piacergli molto: Del Toro lo cambia, lo rende più dark e anche più umoristico, si prende meno sul serio ma non per questo è meno efferato... questo è un Blade divertente, è consapevole del fatto che proviene da un fumetto (molti combattimenti sono incredibili come quelli che si leggono sui fumetti), questo è un Blade che si piange meno addosso e pensa più a combattere e meno alla madre un po' infame.

E tutto questo mix tra action, horror e fantasy viene inserito in un contesto tanto realistico quanto ugualmente incredibile: non ci sono più le strade luminose e piene di gente del primo, qua ci sono vicoli malfamati senza persone a giro, fogne e raduni vampireschi sottoterra... tutto è molto più underground, e questa componente è accentuata dalle musiche, veramente azzeccate, che si muovono fra l'hip hop e l'elettronica; compaiono nella colonna sonora tanti nomi eccezionali: Fatboy Slim, Massive Attack (i miei preferiti), Ice Cube, Moby, Redman, i Gorillaz... a cui si aggiunge lo score composto dal bravo Marco Beltrami (quello delle musiche di "Scream", per capirci).

Eccezionale poi la fotografia del messicano Gabriel Beristáin, che dipinge le scene di rosso e di blu e permette di riconoscere i personaggi nelle scene in notturna (cosa non scontata), una fotografia che è più di un singolo reparto tecnico, è un vero e proprio protagonista dell'azione, nonché alleato potentissimo della macchina da presa di Del Toro.

E poi la regia di Del Toro è qualcosa di fenomenale, valorizza i combattimenti e le capacità di artista marziale di Snipes, si muove in continuazione sui personaggi senza mai perdere di vista il suo obiettivo, che è quello di raccontare una storia e di far divertire il più possibile, e in alcuni casi anche di spaventare (la scena in cui i vampiri mutati attaccano il furgoncino dell'aiutante capellone di Blade mi ha fatto veramente paura).

Attori nella maggior parte spettacolari, fra cui spiccano Snipes, sempre grande, Kristofferson, molto più convinto di quanto lo fosse nel primo, e soprattutto Ron Perlman, carogna veramente azzeccata e futuro Hellboy.

Male invece Leonor Varela (che ha lo stesso cognome di un ex attaccante del Pisa dei tempi di Gattuso), attrice cilena fuori parte e a tratti veramente irritante.

Ovviamente il mio voto non è altissimo, perché i difetti ci sono e si vedono bene (storia banale, sceneggiatura un po' tirata via e qualche apertura melodrammatica nel finale e di cui un film come questo non ha bisogno), e in più questo "Blade II" (dopo "Mimic") è forse il meno bello che ho visto del cineasta messicano, ma Del Toro è sempre Del Toro, e sui difetti di sceneggiatura ci si può passare anche sopra, perché invece il resto è a dir poco convincente.

In una sola parola: ganzissimo.

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