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We Were Soldiers

Regia di Randall Wallace vedi scheda film

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La recensione su We Were Soldiers

di giurista81
7 stelle

La prima battaglia tra vietcong e statunitensi. Prima parte di film molto noiosa, nella seconda parte ci si riscatta parzialmente, buone le ricostruzioni delle fasi della battaglia, nel complesso si poteva fare di più. voto: 5.5-

 

War movie diretto dallo sceneggiatore di Braveheart (nomination agli oscar) e Pearl Harbor, forse troppo sottovalutato tanto che il regista resterà inattivo per otto lunghi anni tornando a mettere in scena un film - in Italia lo hanno visto quattro gatti - incentrato su un mito dell'ippica americana: Secretariat (“Un Anno da Ricordare”).

Dopo una partenza lenta, un po' alla Pearl Harbor, il film cresce di intensità e si concentra, forse troppo, sulle scene di battaglia. Oltre due terzi di film, infatti, sono continui combattimenti nella foresta vietnamita, sia con ambientazione diurna che notturna il tutto visto in linea preponderante (ma non esclusivo) dal punto di vista degli americani. Randall Wallace recepisce gli insegnamenti di Francis Ford Coppola (si veda la direzione della sequenze con gli elicotteri, con la macchina da presa disposta alle spalle dei piloti, o le inquadrature in campo lungo sulla flotta che arriva per dare sfogo al fuoco di copertura o, ancora, con le bombe al napalm sgangiate dall'aviazione) e soprattutto di Steven Spielberg (uso dei primissimi piani, realismo e caratterizzazione della guerra alla stregua di un girone infernale, crudezza nel mostrare le ferite in primissimo piano), ma lo fa tagliando quasi del tutto la dimensione narrativa. Non ci sono pause. Gli scontri a fuoco sono enfatizzati dal frequente utilizzo del rallentatore, il taglio è crudo con soldati bruciati, volti scarnificati, sangue che spruzza via dai corpi crivellati dai mitragliatori. Mel Gibson si cala bene nella parte (soprattutto alla fine), dando l'idea dell'adrenalina che copre una disperazione latente che, a fine battaglia, prende il sopravvento, lasciando dentro un vuoto e il rimorso di esser rimasti vivi.

La produzione americana conferisce, forse troppo, un taglio propagandistico ed eroico che, nel tentativo di rendere omaggio ai soldati caduti al fronte, potrebbe aver penalizzato il risultato del film dando l'impressione di voler essere un elogio al machismo americano (anche in condizione di difficoltà, gli americani avrebbero vinto se avessero proseguito quando la disfatta sembrava evidente). Bisogna comunque dare atto che viene reso l'onore delle armi agli avversari, soprattutto per la dimensione umana che viene ad essi riconosciuta. Evidente, su questo versante, il soldato con l'agenda contenente la foto della propria moglie tenuta sotto la divisa (magari si poteva rendere meglio la sua morte che, invece, appare versione Crocodile Dundee) o l'ufficiale avversario che, a fine battaglia e al cospetto di una catasta di soldati morti, si rende conto che chiunque vinca la guerra questa sarà comunque una disfatta per l'umanità (sembra lo Yamamoto di Pearl Harbor).

Da un punto di vista tecnico, la messa in scena della battaglia è eccezionale. Grande lavoro di Dean Semler (oscar per la migliore fotografia con Balla coi Lupi) alla fotografia e della coppia agli effetti speciali (il primissimo piano su un volto mangiato per metà dalle fiamme è da film horror) che riescono a rendere realistica la guerra e a farlo con piglio infernale. Ottima la regia di Wallace, a perfetto agio nelle scene action. Peccato che sia sparito dalle scene per poi ritornare al servizio di un mito dell'ippica americana (una sorta di Ribot d'America). Mel Gibson apprenderà la lezione per il suo La Battaglia di Hacksaw Ridge (si veda il personaggio di Pepper, non troppo dissimile al protagonista del war movie diretto da Gibson). Per gli appassionati di film di guerra, non è da perdere pur arrivando con una quindicina di anni di ritardo rispetto ai film sull'argomento (Apocalypse Now, Platoon, Vittime di Guerra, Rambo e Hamburger Hill). Lascerà comunque traccia.

 

 

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