Regia di Mark Joffe vedi scheda film
Un film fresco, semplice e gradevole, passato purtroppo del tutto inosservato
Un piccolo film australiano, passato completamente inosservato, su un argomento che ha trovato ampio spazio (anche e soprattutto negli anni successivi) nel cinema europeo e americano: la realizzazione di progetti culturali (o di lavoro comune) all'interno di strutture per malattie mentali. Nelle pellicole migliori - come in questo caso - il rischio del grottesco e dello sberleffo ai danni dei malati (sempre in agguato in questo tipo di storie) viene evitato rivolgendo uno sguardo tenero e partecipe (ma mai patetico) su personaggi e situazioni. Si ride, certo, ma c'è anche un buona dose di malinconia e, soprattutto, rispetto per i pazienti, impegnati, in questo caso, nello strambo allestimento in prosa inglese di "Così fan tutte", ribattezzato semplicemente "Così", anzi, "Cosi" (impossibile portare in scena l'opera lirica, visto che i malati non sanno cantare e non conoscono la lingua italiana). Semplicità e freschezza sono le caratteristiche del film, che si vede con piacere, malgrado alcune incongruenze e una certa improbabilità di fondo (di cui forse è segno anche il rifiuto di scivolare nella tragedia, molto comune nei film ambientati in aces di cura e manicomi).
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