Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Una magnifica fotografia fa da cornice a questo buon resoconto di un'America ancora stretta tra razzismo ed omofobia nei patinati anni '50. Un'ottima Jiulianne Moore, stretta in un ruolo bifronte tra un marito che si scopre omosessuale ed un'accesa passione per un giardiniere nero, attraversa tutte le difficoltà e le cattiverie rimanendo comunque fedele al suo ruolo di moglie e madre fino a quando l'intero castello di sogni e speranze, compresa una inutile terapia psicologica per il consorte, non la porteranno a cercare un'ultima, disperata quanto inutile via di fuga. Il film ha il grande pregio di non scivolare mai nel ridicolo o nel patetico (anche nel caso dell'aggressione alla figlia del giardiniere, trattata quasi con minimalismo), di mantenere una buona capacità narrativa nel seguire un percorso chiaro e coerente, nel non rifugiarsi nel facile buonismo a favore di una come dell'altra parte in causa. Tutto così rimane veritiero ma non forzato, quasi a non voler calcare la mano sulle contraddizioni di un'America verso cui tutto il mondo guardava e che invece proprio allora si scopriva ancora preda di un forte provincialismo e di un'atavica chiusura mentale.
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