Regia di Daniele Vicari vedi scheda film
Claudio (Morroni), una specie di fenomeno dei motori, uno che ha l'orecchio in grado di capire se una valvola è starata al solo ruggire del motore, si fa assumere dal meccanico Stefano (Mastandrea), un giovane della periferia romana pieno di buffi che tira a campare, che però intuisce di aver trovato la gallina dalle uova d'oro, uno in grado di potergli far guadagnare un mucchio di soldi con le corse clandestine che ogni giorno vengono messe su all'EUR, da una combriccola di piccoli Vin Diesel in erba ( in realtà F&F sarebbe arrivato un anno più tardi).
Velocità minima forse.
Titolo quanto mai fuorviante, e stavolta non c'entra l'adattamento italiano, perchè la velocità, le corse, l'adrenalina, insomma quasi tutto ciò che nella vostra mente riconduce a quel mondo lì, latita di brutto. Gli amanti dei motori potranno ammirare alcune gloriose auto di fine anni 90, come la Lancia Delta Integrale, la Toyota Celica e soprattutto la Ford Sierra Cosworth, altra protagonista del film, sicuramente più interessante di Giovanna (Alessia Barela), base di un pericoloso menage a tre.
Quello che poteva essere uno spaccato interessante del suburbio romano rimane però una visione non solo di periferia, ma purtroppo "periferica", limitata, non riesce a sfondare davvero e convincere. Recitazione sotto il livello di guardia (Mastandrea è un buon attore, all'epoca era ancora acerbo), un po' inversomili le altalene emotive dei protagonisti.
Pathos della sfida sfinale che si scioglie come una busta d'idrolitina.
E non c'entra nulla il budget alla F&F, non è quello il problema.
Guardatevi Motorway e capirete cosa manca a questo Velocità Massima.
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