Regia di Peter Mullan vedi scheda film
Il magnifico attore di "My Name Is Joe" (1998) di Ken Loach dirige questo film duro e a tratti sgradevole che parla di un'usanza e di un'istituzione barbara della cattolica Irlanda che è stata in piedi, ci dicono le note di fine film, fino al 1996. Peter Mullan, scozzese, narra la vicenda di tre ragazze rinchiuse in un istituto "Magdalene", una lavanderia per operaie peccatrici, per "colpe" assurde: una per avere partorito un bambino senza essere sposata, una per avere semplicemente scambiato degli sguardi con dei ragazzini, una addirittura per essere stata violentata da un cugino.
L'istituto, gestito dalle suore, è un vero e proprio inferno: la direttrice è severissima ai limiti del sadismo, le altre suore si divertono ad umiliare le ragazze, i preti abusano sessualmente delle più deboli di cervello, ogni via di fuga è preclusa, soprattutto perché il mondo di fuori le rifiuta. E infatti la scena più terribile è quella in cui il padre di una delle recluse (interpretato dallo stesso Mullan) riporta la figlia che era fuggita dall'istituto, dicendole che lei non ha più una famiglia né una casa. Ed anche Margaret, la ragazza che ha subito violenza in apertura di film, la quale scopre che in fondo fuggire dall'istituto non è poi così difficile - basta aprire un cancelletto - torna dentro al primo contatto con il mondo esterno.
Le ragazze del Magdalene subiscono ogni tipo di abuso, sia fisico sia morale, fino a ridursi come le vecchiette che fanno da contorno alle giovani protagoniste, larve di donne che hanno trascorso la loro vita in quella specie di correzionali degni dell'Inquisizione, ma quel che è peggio le suore riescono a cancellare dentro di loro ogni senso d'umanità: perfino Margaret, che in fondo è la più fortunata, non riesce ad essere grata al fratello (l'unica figura maschile positiva di tutto il film) che la porta via dalla prigionia. Lo stesso il regista ci suggerisce questa riduzione delle ragazze ad uno stato quasi ferino con la scena fugace della reclusa che si appropria dell'arancia lasciata da Margaret sul letto all'atto di lasciare il Magdalene.
Certo, nel film ci sono alcune cadute di gusto e scivolate nel grottesco, come le ragazze mostrate nude nelle docce come in un "Caged Heat" qualsiasi o la scena in cui il prete porco si denuda di fronte a tutti durante una messa per uno sfogo pruriginoso. Talvolta la commozione dello spettatore è cercata con scene ad effetto di forte impatto emotivo. Questo però non giustifica le critiche rivolte al film da critici forse bacchettoni (poi pronti a cambiare i propri giudizi nel breve volgere di alcuni anni) come Mereghetti (due pallini, a fronte dei tre dati, per esempio, a "Femmine in gabbia") né l'indignazione delle gerarchie cattoliche, che ancora una volta hanno perso l'occasione per fare ammenda di una delle tante vergogne che ammorbano la storia della Chiesa. (17 luglio 2004)
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