Regia di Peter Mullan vedi scheda film
Peter Mullan dirige un grande film, duro, doloroso, arrabbiato contro un mondo ingiusto (quello religioso, ma non solo dato che tutto parte dal nucleo familiare), manifesto per le troppe donne che in società dominate dal bigottismo erano (ancora oggi, ma assai di meno per fortuna) vittime oltre modo di un sistema maschilista dove non potevano essere altro che oggetti.
Se la prende con tutti il tenace Peter Mullan, con gli uomini approfittatori (deboli e bastardi), con le istituzioni assenti, con gli organi ecclesiastici, con la famiglia cieca, incapace di stare dalla parte di se stessa.
Ecco, oggi il mondo starà pure andando verso lo scatafascio, ma in fondo non ce la siamo passati sempre meglio.
Il film parte introducendo le vicissitudini, incredibilmente dolorose quanto reali, delle tre protagoniste chiave.
Margaret, una ragazza buona e semplice, viene brutalmente violentata dal cugino, ma per la famiglia tutta la colpa è sua.
Rose concepisce un figlio fuori dal sacro vincolo del matrimonio, per i suoi genitori è quindi una poco di buono.
Bernadette è avvenente, una colpa imperdonabile piacere agli uomini, indurli in peccato.
Tutte e tre vengono così mandate in una casa dell’ordine delle suore di Maddalena, dove vengono trattate come schiave, derise e sfruttate, denutrite (mentre le suore se la spassano e i preti se ne approfittano nel silenzio di tutti) e psicologicamente soggiogate.
Una vita di stenti, una vera prigionia dove l’unica possibilità è un famigliare ravveduto (stupenda la scena del fratello che libera Margaret che nel frattempo non riesce ad essere felice sfogando tutta la sua rabbia trattenuta per troppo tempo) o la fuga verso un mondo ancora tutto da scoprire.
I primi dieci minuti sono fulminanti; dietro una giornata di festa comune, tutto un mondo fatto di ipocrisie fatte e consumate.
Poi si scende diretti nello squallore dello sfruttamento del corpo e dell’anima.
Mullan, che si ritaglia anche una particina da vero bastardo (encomiabile anche in questo), concepisce un film di grande valore morale, ricco di sfumature, duro da digerire, emotivamente sconvolgente con parecchie scene chiave.
Innanzitutto ci dice che l’abito non fa il monaco, il buono ed il cattivo si nascondono in tutte le categorie, soprattutto in una società dove è troppo importante ottenere una posizione di comando, la quale poi ti permette di violentare gli altri, dove la fede non è sempre un sentimento volontario, ma a volte un orientamento di comodo.
Ottimi gli elementi di contorno inseriti ad hoc, tra uomini piccoli e deboli (i due ragazzi che potrebbero dare una mano alle povere ragazze), le angherie insopportabili da recepire (le due suore che prendono per i fondelli le ragazze denudate, come se loro fossero belle), le finte giornate di festa, il duro lavoro quotidiano, la pazzia per un figlio perso per sempre, l’assenza totale della speranza di poterne uscire, perché non si ha colpe vere.
Tutto questo genera scene cardine che non si dimenticano (oltre alla liberazione di Margaret, penso al taglio dei capelli di Bernadette con il cranio rasato, il volto sanguinante intorno a due occhi azzurri dispersi nella rabbia e nello sconforto), fino al finale, dove l’atto di ribellione dona una vera speranza, ma il ricordo non potrà mai essere cancellato del tutto (Bernadette che incrocia due suore per strada).
Insomma un film semplicemente stupendo, esteticamente ben fatto, pieno di ingiustizie, ma anche di voglia di vivere, convincente dal primo all’ultimo minuto (dove si ricorda il futuro delle tre donne e si chiude sui dati di un sistema che è andato avanti fino al 1996).
Leone d’oro stra meritato al Festival di Venezia, per un’opera da applausi.
Regia ottima per contenuti, ma anche per una forma che si cala alla perfezione in tempi e luoghi.
Racconta una storia importante, riempiendola di fatti e scene indimenticabili, curando i volti, le espressioni, i sentimenti, i valori e l'assenza degli stessi.
Valoroso.
Ruolo odioso dove ci mette forza e determinazione.
Emotivamente coinvolgente e determinata.
Bel ruolo che valorizza bene.
Grande carattere e volontà.
Ottimo ruolo e buonissima interpretazione.
Ruolo difficile dove è brava ad essere credibile.
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