Regia di Stephen Daldry vedi scheda film
Un'opera densissima di emozionalità e di significati.
Un'opera densissima di emozionalità e di significati, quella diretta da Stephen Daldry (Billy Elliot). Il merito è di un pool d'interpreti di straordinarietà palpabile – le tre protagoniste (Meryl Streep nei panni di una moderna signora Dalloway, Nicole Kidman che impersona mimeticamente Virginia Woolf e Julianne Moore moglie di un reduce della Prima guerra mondiale) invogliano spesso e volentieri ad applaudire, ma gli altri attori (su tutti, Ed Harris poeta malato di AIDS) non sono da meno – e di una sceneggiatura che, com'è per il romanzo di Michael Cunningham ripercorso per l'occasione da David Hare con suprema cura, rafforza le tematiche precipue (la depressione, l'ancestrale insicurezza della donna, il suicidio come drastico troncamento delle sofferenze terrene, i fiori, l'odore di lesbismo) dello scritto più celebre della Woolf (La signora Dalloway), scivolando talora nella retorica o nell'ovvietà, ma pure ragionando in maniera intelligente sul rapporto viscerale tra scrittore, personaggio e lettore: la magistrale impalcatura filmica (regia e montaggio) avanza in simultanea con quella letteraria e i destini s'incrociano, tant'è che le figure femminili al centro del film approdano fatalmente allo stesso porto: accettare le proprie insopprimibili fragilità è la sola via possibile per vivere serenamente. Alla fine, cioè, la vita s'impone sulla morte. Oscar alla Kidman.
Di livello l'orchestrazione musicale di Philip Glass e Burkhard von Dallwitz.
♥ Film OTTIMO (8) — Bollino VERDE
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