Regia di Stephen Daldry vedi scheda film
Storie intrecciate di tre donne vissute in epoche diverse, ma tutte con qualcosa a che fare con il romanzo Mrs. Dalloway: una, Virginia Woolf, per averlo scritto; la seconda perché lo sta leggendo; la terza perché è così soprannominata. Al di là dell’apparenza quieta aleggia un’atmosfera di tragedia incombente e (con le parole di Enrico Magrelli) “la certezza luttuosa di aver rovinato la vita a qualcuno, oltre che a sé stesse”. Con tutto il rispetto per la Kidman e la Streep, rimane impressa soprattutto una magnifica Julianne Moore, casalinga drammaticamente inadeguata al suo ruolo nell’America fintamente spensierata degli anni ’50; il suo episodio (che per l’ambientazione e la protagonista richiama Lontano dal paradiso, dello stesso anno) è quello di maggior fascino visivo, proprio per il contrasto fra la solarità del mondo esterno e la cupezza senza speranza degli interni: la cucina dove la donna cerca di impastare una torta e la camera d’albergo in cui decide di uccidersi.
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