Regia di Stephen Daldry vedi scheda film
1923, Virginia Woolf si è trasferita alla periferia di Londra convinta che l’aria di campagna possa aiutarla contro il suo esaurimento nervoso. Una mattina inizia a scrivere quello che diventerà uno dei suoi romanzi più belli e famosi: La signora Dalloway.
1951, Laura Brown è una comune casalinga, moglie e madre devota quanto infelice. Nel giorno del compleanno di suo marito, che la adora e ama profondamente, decide di preparare una torta ma lo sconforto prende il sopravvento e la donna pensa al suicidio. Sul suo comodino c’è una copia di La signora Dalloway.
2001, Clarissa Vaughan sta organizzando una festa per il suo amico, ex-fidanzato, Richard che riceverà un premio per il suo contributo alla letteratura. L’uomo infatti ha scritto diverse poesie e un lunghissimo romanzo non giudicato poi benissimo. Convinto che lo stiano premiando solo per la sua malattia (l’uomo è affetto da AIDS) Richard esprime a Clarissa, che chiama Signora Dalloway, il suo amore prima di togliersi la vita.
Tratto dall’omonimo romanzo di Michael Cunningham, il film di Stephen Daldry esplora un giorno qualsiasi nella vita di tre donne in tre epoche diverse. Esistenze apparentemente estranee ma che invece sono legate in modo imprescindibile. Al centro del racconto il romanzo della Woolf che, scritto in uno dei periodi psicologici peggiori dell’autrice, sembra trasudare il dolore che lo ha generato, ed infettare le vite che vi entrano in contatto.
L’incapacità di Richard di instaurare dei rapporti sani con l’altro sesso, a causa di una madre assente che lo ha abbandonato da piccolo, collima con la necessità di Clarissa di lasciarsi trasportare dalla sua malinconia solo per alimentare il suo bisogno di rendersi utile agli altri, riempire la sua esistenza di cose, pur di non ammettere la sua infelicità.
Un vortice di rapporti malati, privati apparentemente dell’amore perché troppo sofferenti per poter gioire della vita percepita come una maledizione invece che come un dono. Dalla Woolf alla Vaughan l’amore sembra glissare le loro vite, lasciandole portatrici di un cuore arido che ama solo quando viene alimentato da un estremo dolore.
Una pellicola a tratti lenta, non sempre facile da seguire ma che culmina nell’ottima interpretazione delle attrici protagoniste, Meryl Streep che è la solita garanzia, Julianne Moore e Nicole Kidman, irriconoscibile nei panni di una straordinaria Virginia Woolf, nel suo ruolo migliore, che assicura allo spettatore l’empatia giusta per tutta la durata del film.
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