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The Idea of You

Regia di Michael Showalter vedi scheda film

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La recensione su The Idea of You

di Gangs 87
5 stelle

Solène sta per compiere quarant’anni. Separata dal marito fedifrago, madre single di un’adolescente con cui ha un rapporto quasi fraterno, quando per una fortuita coincidenza la accompagna al Coachella, festival musicale che si svolge annualmente nell'arco di due o tre giorni intorno alla fine di aprile negli Stati Uniti d'America, incontra e si innamora del 24enne Hayes Campbell, leader della più celebre boy band del pianeta, gli August Moon, la sua vita subirà uno sconvolgente cambiamento.

 

Tratta dall’omonimo romanzo di Robinne Lee l’ultima pellicola di Michael Showalter si serve di una sceneggiatura dinamica e scorrevole che caratterizza una commedia romantica dalle leggere venature drammatiche. E, considerando che ad oggi risulta il film più visto su Amazon Prime, quasi un fenomeno da analizzare.

 

Le malelingue vogliono il film ispirarsi non solo al romanzo della Lee ma anche e soprattutto ad una fanfiction in cui il protagonista maschile “reale” sarebbe nientemeno che Harry Styles. Eppure The Idea of You possiede qualche qualità in più di un fantasioso racconto scaturito dalla mente di una fangirl.

 

In primis il cast. L’accoppiata Anne Hathaway e Nicholas Galitzine, nei panni dei due principali protagonisti, è assolutamente vincente. Se la Hathaway riesce a fornire al suo personaggio la sicurezza e la sfrontatezza di una donna matura e realizzata, Galitzine è il connubio perfetto di bellezza e trasgressione, insieme sono belli da guardare e oltremodo bravi ad interpretare una sceneggiatura che pecca di superbia.

 

Gli argomenti che prova ad affrontare sono infatti troppi e la scelta di accennarli senza quasi mai approfondirli non sempre può risultare vincente. Si parla infatti del giudizio altrui, delle relazioni tra persone con disuguaglianze d’età notevoli, è la stessa Solène che provando a far desistere Hayes ammette che: “potrei essere tua madre”, dando voce ai pregiudizi e alle congetture limitate che ancora oggi animano molti pensieri.

 

Ci conduce negli intrecci tossici dei rapporti, virtuali e reali, dei fandom delle boyband, senza però approfondirlo troppo; solo un accenno ad un mondo di cui si parla sempre troppo poco ma che è da vent’anni una piaga non solo dell’etere. Showalter ne accenna il potere pur senza lasciar trasparire la conseguente follia collettiva che spesso alimenta.

 

In mezzo all’odio e all’invida, a tutto ciò quello che sembra sudicio a prevalere è sempre l’amore. E la musica. Una delle note dolenti della pellicola sono infatti le numerose esibizioni del gruppo, intervallate da altra musica, troppa che quasi sembra un musical pur non essendolo.

 

Solène trasmette per tutto il tempo l’idea di vivere un sogno anche se non è mai solo un sogno. La donna infatti è molto ancorata al mondo reale e finisce per dover rinunciare ad un sentimento vero e profondo pur di sopperire alle proprie responsabilità. Ma se è vero che nella vita tutto torna, il finale della pellicola di Michael Showalter sembra esserne una conferma. Forse scontato ma sinceramente desiderato.

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