Regia di John Crowley vedi scheda film
Un film romantico la cui sceneggiatura originale non è un adattamento di un qualche romanzo/racconto ma che nasce direttamente per lo schermo non è qualcosa che vediamo tutti i giorni, ed appartiene al consolidato (sotto)genere di Amore & Malattie Terminali che al boxoffice funzione spesso (sempre?) piuttosto bene (Chi non ricorda Love Story, probabilmente l’apoteosi del genere).
Prodotto dal Regno Unito con due dei suoi giovani attori di punta (Florence Pugh & Andrew Garfield) e con poca voglia di innovare qualcosa che funziona comunque benissimo ma con una grande attenzione nella sua realizzazione per opera del regista John Crowley che segue i suoi due protagonisti nel corso del tempo come già aveva fatto ne Il cardellino e Boy A (primo ruolo da protagonista, tra l'altro, proprio di Andrew Garfield).
L’attore britannico riesce a trovare un’intesa perfetta con Florence Pugh, che conosce da diversi anni, e sono proprio loro i principali punti di forza di un film strutturalmente solido, quasi di stampo teatrale nella sceneggiatura originale di Nick Payne, che aveva già esplorato l’amore attraverso diversi universi quantici nella sua opera teatrale Costellazioni nel tentativo continuo di provare di immortalare la fuggevolezza del tempo anche al cinema.
Ci prova utilizzando una inedita costruzione narrativa che alterna momenti della vita della coppia aggiungendo, a ogni salto temporale, frammenti di diverse esperienze, informazioni e ricordi che contribuiscono a mettere sempre più a fuoco i due protagonisti e la loro vicenda.
Il film di John Crowley appare infatti un divertito (!?) esperimento di scrittura che intende rifare da par suo il classicissimo Love Story con l’aiuto di due dei migliori attori della nuova generazione ma, soprattutto, consapevole dei troppi anni di racconti della malattia al cinema, probabilmente esausto di certe artificiosità nel linguaggio, dei troppi percorsi obbligati e di troppi cliché di quel tipo di cinema.
E a proposito di cliché, anche Crowley riconosce che, nel cinema romantico, anche se si racconta di una coppia la protagonista rimane sempre e comunque la donna e, infatti, anche in We Live In Time il personaggio di Florence Pugh è il vero motore del film e il personaggio con l’arco narrativo più completo, un film su una donna forte, indipendente e autonoma come molti altri film, soprattutto in questi ultimi anni, hanno cercato di raccontare riuscendoci, in questo caso, senza però troppe forzature o senza sembrare opportunista (o senza far apparire il maschio come un incomodo, un ostacolo o una minaccia alla sua indipendenza) e riuscendo comunque a raccontare un personaggio forte, complesso e ricco di sfumature.
La particolarità (l’innovazione?) di questa pellicola, piuttosto, è che nonostante sia Florence Pugh la protagonista è soprattutto Andrew Garfield il centro emotivo (e romantico?) del racconto. Tutto il suo lavoro recitativo è pensato al sostegno della protagonista: è attraverso il suo sguardo che capiamo quanto lei sia importante ed è attraverso i sentimenti struggenti del suo personaggio che comprendiamo la figura di una donna forte che lotta per non perdere i suoi legami affettivi.
Tutto punta, ovviamente, a un finale commovente per quanto piuttosto abbastanza prevedibile ma, come già detto, l’obiettivo non è innovare quanto piuttosto realizzare una buona pellicola di genere.
Obiettivo pienamente riuscito.
VOTO: 7
P.s. Fanno parte del cast anche Adam James, Douglas Hodge, Marama Corlett, Adam Ackland, Grace Delaney, Nikhil Parmar, Heather Craney e Amy Morgan.
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