Regia di Jacques Tati vedi scheda film
Il cinema di Tati trova in queste Vacanze di monsieur Hulot uno dei suoi film paradigmatici. È un film che segue una concezione di cinema comico estremamente personale, dove la trama conta ben poco, i personaggi sono appena abbozzati, ma dove regna sovrana la forza della gag che guarda moltissimo al cinema muto, più a Keaton che a Charlot secondo me. La parola è presente ma ha un ruolo puramente ornamentale, relegata a riempitivo in un'opera che è costruita sul dato visivo e sull'importanza della gestualità a fini comici, con una radicalità che ancora non raggiunge i livelli del successivo "Playtime" ma che sicuramente bastava per contrassegnarlo come opera di rottura. Tati si mostra come un perfezionista, un inventore di un cinema diverso da tutti gli altri, curando meticolosamente il tessuto sonoro con un refrain musicale che accompagna imperturbabile molte sequenze, giocando su situazioni paradossali in cui la sua ricorrente satira del modernismo ha tutto il tempo di esplodere e colpire l'immaginazione dello spettatore. Con una direzione dei non-attori che si avvicina più a Bresson che alla lezione del Neorealismo, è un film esigente, una visione complessa che richiede pazienza e attenzione. A mio parere in massima parte riuscito, originale e innovativo, ma con qualche tempo morto che a tratti può risultare un po' faticoso in una commedia di natura certamente più intellettuale rispetto alla media dei film comici dell'epoca.
voto 9/10
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