Regia di Jacques Tati vedi scheda film
Il signor Hulot (Tati) a bordo del suo macinino si reca in vacanza in Bretagna. Mille piccole (dis)avventure lo coinvolgono, tra spiaggia, campi da tennis, auto che si guastano, funerali imprevisti, camerieri d'albergo diffidenti.
Quello di Tati è cinema muto senza essere muto: le parole servono da mero supporto sonoro e i dialoghi sono dei non-sense che culminano nella pura e semplice interiezione. Il cinema di Tati è così: dominato dal gusto del paradosso, grottesco, stralunato, surreale, leggerissimo, costruito su una serie infinita di gag tenute insieme da un montaggio sgangherato soltanto in apparenza. A suo modo è senz'altro geniale, ma il suo carico di smorfie e di surrealismo, pur tenendolo totalmente alla larga da qualsiasi convenzione cinematografica, lo fa sembrare terribilmente ingenuo e, a tratti, un pochino noioso.
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