Regia di Mark Romanek vedi scheda film
In uno dei rari film in cui Robin Williams interpreta un ruolo drammatico, la sua recitazione rasenta la perfezione. Quello sguardo smarrito, la solitudine che imperversa sulla sua vita e sul suo animo fragile e sensibile, sembra un presagio di ciò che sarebbe successo di lì a pochi anni. La solitudine è forse il male peggiore del nostro tempo, si propaga nella mente dell'essere umano privo di legami affettivi, di presenze che riempiono la vita e il cuore, che non trova un motivo valido per andare avanti, non fosse per il lavoro o per i vaneggiamenti che crei intorno alla “famiglia perfetta” di cui vorresti far parte, fino a cercare di dirigerne la sorte secondo il tuo malato pensiero. Mark Romanek dirige un film dai tratti di un thriller che coinvolge già dalla prima sequenza, sicuramente grazie all'interpretazione del protagonista, già espressa sopra, e alla sceneggiatura scorrevole che, tra dialoghi e racconto visivo, spiega nel modo migliore la vita e l'ossessione di Sy, troppo solo per non dar retta alle malate idee che offuscano la mente. Piccolo gioiellino dai colori accesi, quasi monocromatico, da scoprire.
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