Regia di Mark Romanek vedi scheda film
Tutti ne parlano: pochi giorni fa il grande attore Robin Williams si è tolto la vita all'età di 63 anni. Anche a me dispiace molto, personalmente non l'avevo mai adorato come attore, ma da piccolo il suo volto mi ha accompagnato in molte liete giornate, era un attore capace di scegliere quasi sempre il giusto da interpretare. Spesso classificato come "comico", invece dalle grandi doti in ogni campo. La depressione vale per tutti, forse è stata la follia del momento, forse ora non l'avrebbe fatto, ma ormai è andata. Ci mancherà, chi più chi meno, e mancherà al cinema, e non lo dico ipocritamente. Il film in questione è girato dal regista Mark Romanek (solo due film all'attivo, peccato), il suo stile ricorda un sacco quello di Stanley Kubrick, spostato cronologicamente verso il post-moderno ma rimanendo comunque parsimonioso e distaccato. Con le sue lente zoommate, le sue carellate e le sue inquadrature fisse mostra un sacco di sfaccettature, nel morboso protagonista, nella famiglia che spia e in tutto il mondo che circonda il supermecato in cui lavora; è un film che non parla molto, ma dice più di quello che mostra. Un'inquadratura può inquietarci in un attimo, in un'altra possiamo provare empatia, in altri momenti sorridiamo, in altri rimaniamo con gli occhi spalancati. Clima autunnale, freddo, ancor più freddo perchè per la maggior parte visto con un'ottica asettica e meccanica del mondo, come fa il protagonista, che osserva le vite attorno grazie allo sviluppo delle fotografie, al loro taglio, ai loro colori e sfumature. Sy fugge dalla sua realtà immergendosi nelle vite degli altri, senza però mai raggiungerle e pronto a piangere quando si rende conto che la sua vita, la sua realtà, è vuota e mai riuscirà a colorarla. Gioiellone di film!
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