Regia di Mark Romanek vedi scheda film
Solitudine e disperazione nell'era moderna. La fotografia come medium che interpreta, ricorda (sceglie come e cosa ricordare) e perciò fondamentalmente crea la realtà: Sy è una sorta di relitto sociale, privo di una vita di relazione propria, eppure è colui che sa più di tutti cosa sta succedendo, a chi, come e perchè. E' anche un'amara riflessione sulla privacy nel terzo millennio, vista attraverso lo sguardo innocente di un personaggio lucido, forse l'unico di tutto il film, che candidamente ripone la propria totale fiducia nel mezzo fotografico come immagine del reale, e introietta la felicità degli Yorkin proprio perchè derivante dalle foto, quindi più reale di tutte le altre possibili. La durata (un'ora e mezza) è modesta, ma pure troppa per una storia interessante, ma che spesso langue. Ottimo Williams, regia - manco a dirlo - al servizio della fotografia.
Sy sviluppa foto in un centro commerciale. Fra le migliaia di scatti che gli passano davanti ci sono quelli della famiglia Yorkin: padre, madre e figlioletto, giovani, belli e felici. Sy, non avendo una famiglia sua, li idealizza; quando trova per caso le foto dell'amante del signor Yorkin fa in modo che la moglie le veda.
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