Regia di Guillaume Brac vedi scheda film
Dei nomi rohmeriani della nuova generazione di cinema francese Guillaume Brac forse è quello che più di tutti tenta, al netto di una stessa attenzione per l'adolescenza e simili soluzioni di montaggio che predilogono totali e mezzi busti e non il ricorso a campi e controcampi, di cambiare, rispetto all'indimenticato regista francese, l'unità di misura: non l'aneddoto morale, ma l'osservazione disinteressata e non intrusiva. Come se la messa in scena non fosse "orientata", ma assecondasse in modo impressionistico umori e dissapori delle sue giovani protagoniste.
In 38 minuti Un pincement au coeur perlustra il rapporto fra Linda e Irina, i dubbi della prima e le infatuazioni della seconda, il carattere liquido di un'amicizia che si muove fra dissesti fisiologici e autoconvincimenti di non sapersi affezionare, di aver paura di legarsi emotivamente a qualcuno e restarne deluso. E questo avviene letteralmente "fra le scene", destinate in forma dissimulativa a celare quelle obliquità, fra scambi quotidiani, semplici ultimi giorni di scuola, partite di pallavolo in palestra, balletti su TikTok. Il commento fortunatamente non è generazionale, privo di osservazioni sottintese e giudizi: con Brac le teenager del mondo social anzi hanno ricevuto la dignità rohmeriana di corpi desideranti, incuriositi, nuovi alla vita. Forse è una dignità inedita per questa generazione. Brac racconta senza che lo spettatore se ne accorga, mentre finge di star solamente descrivendo, nella più umile strategia performativa di un prestigiatore.
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