Regia di Roberto Faenza vedi scheda film
Spinta da sana curiosità ho voluto vedere questo film prodotto per la tv sulla immensa Alda Merini, una delle più grandi poetesse del secolo scorso, trasmesso in omaggio a lei a pochi giorni dal suo compleanno, il 21 marzo, che coincide con la giornata mondiale della poesia.
"Sono nata il 21 a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta"
(Da un estratto di Vuoto d'amore, 1991)
Già da queste poche righe dei suoi versi scaturisce la potenza vitale di Alda, unita a una incredibile forza e grazia, generosità e amore per la vita.
Lodevole da parte del regista Roberto Faenza l'idea di omaggiare la grande poeta, così come coraggiosa Laura Morante nel volerla interpretare, ma il film è totalmente vuoto di quella carica emotiva e di quella potenza che invece la Merini sapeva comunicare in versi e in gesti. Un film didascalico che ha percorso temporalmente e superficialmente la vita di Alda dalla gioventù alla morte, ma non ha saputo trasmettere la gioia, forza, dolore e amore per la vita. Una donna dall'innata grazia, dagli occhi così colmi di compassione, incontenibile dall'immensità del suo sentire. Operazione fallita per Faenza, quella di poter racchiudere Alda in una pellicola così banale. Non bastano una sigaretta e un rossetto rosso per calarsi nella figura di questa Donna. Un'interpretazione che doveva essere studiata molto più a fondo. A quindici anni dalla morte di Alda è stato un passaggio prematuro. Una biografia va assaporata molto più a lungo, va gustata, le parole e la vita di personaggi così importanti devono restare come retrogusto nel palato, impressi a lungo, come un dolce e lontano ricordo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta