Regia di Rolando Colla vedi scheda film
Curiosa coincidenza cinematografica ma non per questo necessariamente è opportuno parlare di un nuovo filone del cinema italiano evitando in tal modo i rischi di una generalizzazione e banalizzazione di temi ed argomenti comunque tra loro diversi ma con un unico comune denominatore: il recupero ed il valore della memoria. In attesa dell’uscita nelle sale del film di Renzo Martinelli sul caso Moro (“Piazza delle cinque lune”), mentre Marco Bellocchio ha iniziato a girare in queste settimane “Buongiorno notte” sempre sul rapimento e l’assassinio del politico democristiano ed in contemporanea all’uscita del film di Ferzan Ozpetek “La finestra di fronte” (viaggio nella memoria storica e personale di personaggi in cerca d’identità), approda nelle sale il film del regista italo/svizzero Rolando Colla “Oltre il confine”, il racconto del sofferto recupero di esperienze di guerra che ciclicamente ritornano per lasciare indelebili tracce nel cuore dell’umanità. Torino 1993:l’architetto Agnese (una sempre misurata ed intensa Anna Galiena) viene convocata nella Casa di Riposo per reduci di guerra dove vive suo padre. Il medico di turno aveva fatto assistere di notte il padre malato da un suo ospite, il profugo bosniaco Reuf che, sorpreso dal Comandante senza documenti, viene fatto arrestare. Agnese si ritrova così coinvolta in una dolorosa vicenda (un inspiegabile senso di colpa la spinge ad aiutar Reuf a scappare dalla prigione ed ospitato a casa viene a conoscenza dei drammi della sua famiglia e del suo popolo) e che alla fine la condurrà in Bosnia. Un viaggio anche nei ricordi rimossi della propria infanzia, durante i primi anni del secondo dopoguerra scoprendo come forse proprio la rimozione del dolore possa essere una causa della perversa naturalezza con la quale le guerre tendono a ripetersi. Camera a mano, location dal vero, attori bosniaci che hanno vissuto realmente la guerra per un film che si segnala più per il suo emozionante valore storico-documentale che non per gli snodi narrativi scontati e personaggi appena abbozzati. Un film utile in un periodo nel quale “Ricordarsi” , al di là delle rimembranze mucciniane di egoistica e dolorosa competenza privata e personale, è la sola “arma” rimasta per scongiurare il perpetuarsi di dolorosi e nuovi errori!
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