Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Preparatevi ad entrare in un'altra dimensione. Paesaggi enormi ed inquietanti, tempi primitivi, sequenze ipnotiche. Un film che potreste anche detestare.
Un film scritto e condotto a termine con una complicità fra l'ingenuo e l'assoluto dei due protagonisti, Matt Damon e Casey Affleck e il regista Gus van Sant,
di cui dimenticate pure gli ultimi Scoprendo Forrester e Genio Ribelle. Qui semmai siamo nel campo della metafora senza ritegno: un Duel al quadrato.
Film metafisico.
Due giovani di nome Gerry (entrambi) lasciano l'auto all'inizio di un perscorso vita - sentiero selvaggio e affrontano un'avventura che non ha altri eventi che il loro cammino e il suo esito.
Matt Damon, come Affleck, affronta con determinazione una prova che ne mette in luce la tecnica alla Stanislavski, al servizio di una trama inesorabile, in cui non c'è spazio per gli attori se non per recitare quello che essi staessi hanno scritto e hanno chiesto al regista di riprendere.
Vale per lui quanto detto per Damon. In attesa di prove meno programmatiche non si può che apprezzarne il rigore e la determinazione.
Gus van Sant torna alle prese con i fratellini di River Phoenix e Keanu Reeves (Belli e dannati). Questa volta non c'è storia, se non quella scritta e interpretata da loro stessi. Il regista utilizza tutta la maestria conquistata da allora e messa a fuoco troppo spesso dell'industria hollywoodiana, che gli serve però per affrontare temi difficili come la ripresa dei grandi paesaggi e la ripresa di due soli attori; il rischio è quello del calligrafismo e del compiacimento. A mio parere non ci cade e mantiene uno stile partecipe e riuscito sia nel riprendere il cangiare delle sabbie e dei cieli, sia nell'esplorare con una sincera sensualità i volti, i passi, le parole dei protagonisti.
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