Regia di Jean-Pierre Limosin vedi scheda film
Ha senso realizzare a meno di due anni di distanza da "Memento" di Christopher Nolan, un film che parte dal medesimo presupposto? Evidentemente no! Il film di Jean Pierre Limosin, scritto con Christophe Honoré (quello di "Ma mère", dunque non propriamente un genio) ha nella sceneggiatura la sua vera incognita. Tra personaggi indecifrabili (su tutti la capoufficio di Graham, interpretata da Nathalie Richard - e i primi dieci minuti di film evidenziano già piuttosto bene il livello bassino ed imbarazzante dell'operazione), svolte narrative affrettate (la visita di Irène alla moglie di Graham) o incomprensibili (la criptica visita al museo, un dente misterioso ritrovato), sequenze risibili (Graham che si fotocopia le parti intime e poi le manda a Irène, Graham che passeggia e gioca nudo sulla spiaggia con il figlio Antoine, la fuga finale dall'ospedale spaccando il vetro della finestra, lo stesso modo in cui il protagonista subisce il trauma che gli fa perdere la memoria a causa di un'innovativa mossa di karate provata su di lui dall'amico che poi ne approfitta mettendosi con la moglie), un romanticismo sentimentale pacchiano che esplode nel penoso finale, brandelli di filosofia da quattro soldi, un intellettualismo di fondo stucchevole ed irritante. La seconda parte del film poi gira incredibilmente a vuoto e conferma l'impressione di un'operazione decisamente sterile ed anonima, di cui sfugge il vero e profondo significato (se c'è). Il tema del ricordo è abusato e, peraltro, trattato senza alcuna originalità. Avrebbe potuto essere sfruttata meglio invece l'idea del protagonista che, dimenticandosi quando fa sesso, vive ogni nuovo incontro con una donna magicamente come se fosse la prima volta: invece tutto si fa tremendamente ripetitivo e monotono, non certo eccitante. Certo i due protagonisti (Noriega e la Mouglalis) sono fascinosi, sensuali e seducenti (mentre la bomba sexy Paz Vega, nei panni ristretti di Isabelle, la moglie del protagonista è incredibilmente sacrificata) ma quando l'erotismo è oratoriale (tra sculacciate, reggiseni che si slacciano da soli, cubetti di ghiaccio) possono davvero poco. "Tra un amplesso rinviato e uno consumato su sfondo bianco, pronti alla dissolvenza nel bianco dei titoli di testa, Limosin ci ricorda che l’amore è un sentimento complicato, che va considerato giorno per giorno, con l’attenzione di chi ogni volta dà un nuovo inizio, partendo (quasi) da zero: ringraziandolo per la preziosa informazione, ricordiamo altresì che forse ci sarebbe bastato un elzeviro di nostro signore Francesco Alberoni per raggiungere tale consapevolezza" (Vincenzo Sangiorgio) Di trasgressione, in ogni caso, nemmeno l'ombra. Stupisce così il divieto ai minori di 18 anni con cui il film è stato distribuito in sala. Il bel Noriega era il protagonista di "Apri gli occhi" dove l'enigma che coinvolgeva il suo personaggio era ben più intrigante e coinvolgente. Di questo film invece si può dire tutto tranne che sia...novo. Inutile, artificioso e confuso: paradossalmente il suo destino è che dopo dieci minuti lo si è gia dimenticato.
Voto: 4
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