Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Gran bel remake che fa quasi scordar l’originale per la grandezza dei singoli; superfluo commentare o accanirsi come taluni, data la magniloquenza recitativa spesa Pressoché perfetto. Ma non è questo l’importante... La cosa che conta è come il duello attoriale tra i due comprimari trattenga questa avvincente trama seppur non originale voto 8½ ®©
Insomnia
All’angolo destro, con il peso di “un solo” premio oscar”, il campione della recitazione, dell’immedesimazione all’actors studio, il verbo del “metodo” in terra, il mito vivente Al Pacino – e all’angolo opposto... del peso di “un solo oscar minore” il maestro dell’improvvisazione, dell’ironia dissacrante, genio dalle poliedriche capacità... l’inarrestabile Robin Williams!
Qui l’uno contro l’altro in “singolar tenzone” per dimostrare, l’uno all’altro, chi sia il più “bravo” – almeno così pare – perché sembrano proprio sfidarsi a suon di monologhi e battute al vetriolo... più che recitare... i due grandissimi attori.
Di quelli per cui vale – o valeva... nel caso del compianto Robin W. – valeva ancora la pena pagare il biglietto...
Lo scrivo subito, qui, così l’amico... come si chiama? Giacobino?... Insomma, questa “Insomnia” è il rifacimento del medesimo norvegese – sempre neve e sole a mezzanotte – di pochi anni prima, e che ho pure visto, ma che questo qui ora in questione, mi ha portato pressoché a dimenticare. Del resto Skarsgàrd che io stesso reputo pure bravo (l’ho menzionato anche poco tempo fa per “caccia a ottobre rosso”) ma scusate, Pacino appartiene al Valhalla! Tanto per stare in “tema” scandinavo; ecco qua, così cherubino non farà fatica a ritrovarlo.
E magari non avrà scuse per ammorbarmi con il suo sarcasmo. Quanto al film originale da cui fu tratto “Cellular” si è trattato di un mio misunderstanding; io ho solo confuso le date: “una volta tanto sono stati i cinesi a copiare gli americani!” (;-D)
Andando di fretta – mi rivolgo giusto a chi il film già lo conosce –
Ho appuntato qui due, tre battute estrapolate dal film – davvero intrigante – che penso riassumano perfettamente i personaggi in gioco
“Tu sei un mistero per me quanto un cesso otturato lo sarebbe per un idraulico”
Risponde cosi Will Dormer, il personaggio di Pacino, scafato e indurito poliziotto metropolitano, anzi, detective di fama nazionale, di Los Angeles in trasferta eccezionale in Alaska, chiamato li per un non ben chiarito motivo... al suo antagonista, Walter Finch l’assassino, di cui ormai conosce tutto, identità compresa. Il problema è che anche l’altro sa tutto, ma proprio tutto, anche troppo, di lui.
Durante l’ interrogatorio, in realtà combinato tra i due, preventivato e pure provato al telefono – su cosa dire e cosa non dire, su cosa chiedere e non chiedere... tra “il buono” che buono non lo è del tutto... e “il cattivo” che cattivo lo diventa sempre più, se messo all’angolo... e tutto questo ad insaputa dell’intera la stazione di polizia.
Dormer deve coprire il “socio” stando però attento a non scoprirsi troppo con il resto dei colleghi. Ma l’indole del poliziotto al di sopra della giustizia – e della legge – ha il sopravento e ad un’allusione di troppo da parte del sagace e scaltro Finch del... e in un impeto d’ira, l’ormai coinvolto poliziotto, lo assale violentemente.
Il detective locale, dopo aver allontanato il collega “straniero”, porge le scuse a Finch, cercando di giustificare il comportamento di Dormer, ormai da troppo sotto pressione:
“ultimamente è stato parecchio sotto pressione... ma è un buon poliziotto” –
“spero allora di non incontrare mai quello cattivo!”;
ribatte così Finch, ostentando ironia e sicurezza di se, alludendo, ovviamente al “loro” segreto...
E se Will D. è sotto pressione, non è solo per il caso che gli si è ritorto contro... bensì, è l’insonnia del titolo a non darle tregua. Siamo in Alaska, e siamo quasi in estate, l’estate artica: il sole qui – e adesso – non tramonta mai! E Will ha davvero perso la bussola. Non sta dormendo da tre giorni. Alla fine del caso, saranno credo cinque.
“questo per me è il momento peggiore della notte... troppo tardi per ieri... troppo presto per domani...”
Dormer alla proprietaria del lodge presso cui alberga, Rachel una buona Maura Tierney, che in questi intimi dialoghi con Will, da una bella accezione, e credito, al suo personaggio altrimenti marginale. Impossibile rendere in parole la sublime inquadratura e la maschera “trasonnante” del grande attore.
Ecco quindi che il profili si confondono, il tempo si dilata... Will non distingue più la notte dal giorno chiede se qualcuno gli fa compagnia a colazione... e questi gli rispondono che stanno andando a dormire, che è tardi, che sono la 11 di sera – ed è così che avviene... che preda e cacciatore devono scendere a compromessi, fino a confondersi, fino a fondersi... come il paesaggio nella nebbia... come la vista annebbiata di Will... come le sue allucinazioni, che ormai comincia a non discernere – se non dalla sua onestà – almeno dalla sua buona fede.
E questo Walter lo sa, e ci conta, e ci gode pure nel dar il tormento al coinvolto “socio” suo malgrado. Nonché paritetico colpevole: Will non è un assassino, ma ha ucciso il suo compagno, seppur accidentalmente: c’era le nebbia, e pure una caccia all’uomo in corso: il suo abituale partner è sbucato da quella foschia... e Will ha sparato.
Così come Will, anche Walter non è un assassino. Non abitudinario almeno.
A parte ad essere uno scrittore, è pure e piuttosto, un povero psicolabile che si è lasciato sopraffare dalle emozioni: la sua fragile psiche non ha retto quando si è trovato soggiogato e deriso, da Kay un’esuberante, annoiata adolescente del posto, piuttosto desolante appunto, per le aspettative di un giovane... e che si divertiva a stuzzicare l’ingenuo – solo sentimentalmente – scrittore, di cui lei era pure un’appassionata lettrice... così, giusto per distrarsi del fidanzato Randy, che la tradiva con la sua migliore amica. Mentre Walter voleva bene alla sua lolita, la rispettava, al contrario dell’infedele ragazzo; lo squilibrato Walter avrebbe forse voluto uccidere lui; e ci prova anche in effetti, accordandosi con Will per far ricadere la colpa proprio sul giovane, che si scoprirà essere anche manesco. E la colpa sembra calzargli a pennello.
Sarà solo grazie alla zelante coscienza di Will che il ragazzo non finirà in galera.
Troviamo qui questa inedita coppia, due grandi “mattatori” in un altro piccolo capolavoro. Se non di sceneggiatura (non vedo comunque pecche grossolane) lo è di recitazione. E il cast è completato dalla magniloquente per quanto discreta, la due volte premio Oscar Hilary Swank ne panni dell’investigatrice – in verità piuttosto a margine, ma che diverrà addirittura “focale” ai fini della conclusione del thriller – Ellie Burr, nonché fan entusiasta e solo un po’ intimidita, proprio di Will Dormer, di cui pare la recluta a scuola dal grande detective di città... E che città: Los Angeles. Che alla polizia – non locale, ma del luogo, incantevole per altro – appare come qualcosa di inconcepibile: quando Will chiede alla ragazza su cosa vertano la maggior parte dei casi nella loro cittadina, lei, senza mascherare troppo ne l’entusiasmo, ne l’evidente modestia, spiega di ubriachezze che si tratti per lo più di ubriachezze moleste, risse, che una volta ci fu ritrovato un cadavere, ma poi si scoprì essere vittima di un orso mi pare...
È una bella scena questa, in cui Will sembra voler affogare i cattivi pensieri prendendo finalmente in considerazione l’umile Ellie, che pare pendere letteralmente dalle sue labbra. Ed è quasi commovente l’entusiasmo e la dedizione che lei ci mette, da prima della classe, per riceve in compenso qualche battuta sessista dai suoi colleghi, a cui abbozza, magari sorride, giusto per fare squadra, ma si sente sempre in seconda fila poverina.
Eppure... sarà lei alla fine a giocarsi l’epilogo in prima fila e pure a salvare la reputazione – e l’anima – del suo “esemplare” detective, del suo “quasi mentore” seppur per pochi giorni... giorni di 24 ore, senza nemmeno una spesa a dormire, al massimo riposare.
Considerazioni sul cast: Pacino... trovo oltremodo scandaloso che un attore della sua classe, della sua levatura... abbia vinto il premio più americano e più ambito che esista solo una volta! E proprio trent’anni fa. E sempre per un remake. (quando il remake venivano fatti a distanza di decenni... non come ora, che i film vengono rifatti giusto l’anno dopo... tanto da dover ormai parlare non più di remake, piuttosto di rifacimenti – “makeover”).
E la cosa assurda è che la sua giovane partner nella scena finale, ne ha già vinti due { il secondo arriverà due o tre anni dopo questo film; oggigiorno, dato il tema trattato, il primo oscar per “Boy don’t cry” arriverebbe sul proverbiale piatto d’argento ;) }
Ps. in un paio di scene, Hilary Swank sorride a Pacino arricciando il naso: è semplicemente delizioso quel suo viso dai tratti piuttosto spigolosi, quasi androgeni, quando in un istante diviene quel musetto dolce e simpatico che troppi adorano!
Ed è altrettanto scandaloso che Williams stesso non ne abbia vinto che uno solo all’attore minore, in quel film poi... quando tutto il mondo crede lo abbia vinto per quell’attimo che tanto fuggente... dopotutto non fu... visto che ancora non solo lo ricordiamo, ma lo rimpiangiamo pure... { il plurale evoca coloro i quali i film amano guardarli... non triturarli ;-) }.
Ah! dimenticavo... il regista è un certo Christopher Nolan... tanto per dire; nel caso a qualcuno venisse voglia di “triturare” anche un cineasta di tale caratura.
Bellissima la sequenza dell’inseguimento a piedi... “fluviale”!
Gran bel remake che fa quasi scordar l’originale per la grandezza dei singoli; superfluo da commentare, o stroncare come taluni, data la magniloquenza recitativa spesa
Pressoché perfetto. Ma non è questo l’importante
La cosa migliore è come il duello attoriale tra i due comprimari trattenga questa scatologica ed avvincente trama, seppur non originale
Voto 8.5
©™
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta