Regia di Oliver Parker vedi scheda film
L’importanza di chiamarsi Ernest.
Rimestare nel mondo di Oscar Wilde non è mai semplice e con questo film non è andata così male.
La commedia, perché di questo si tratta, interpretata da Colin Firth e Rupert Everett va sul sicuro.
Nessun eccesso per questo film, per quanto magari Oscar Wilder e le sue opere lo richiederebbero.
La fotografia seppur buona, non è così esaltante, e anche il montaggio è abbastanza lineare: non proponendo cose stratosferiche, ma nemmeno grossi difetti.
La pellicola è senza dubbio divertente come la pièce teatrale dell’autore inglese, e gli attori aiutano al successo di tutto ciò.
Nel cast abbiamo anche Reese Witherspoon, che però, forse perché non era ancora all’apice della carriera, non riesce a spiccare il volo.
Esattamente come uno spettacolo teatrale, ci sono tanti personaggi in piccoli spazi e questo non è sempre un bene per il film.
Certe volte il film risulta un po’ claustrofobico per l’intreccio un po’ eccessivo e didascalico delle storie raccontate.
È sicuramente piacevole però, scoprire una pellicola in costume leggera, divertente che non va ad appesantire lo spettatore con la drammaticità che spesso questo genere di pellicole richiede.
Merito di questo va sicuramente anche al regista, che, con il suo modo pacato e mai eccessivo riesce a regalare allo spettatore o un’ora e mezza di spensieratezza e di viaggio nel passato.
Alla fine del film “L’importanza di chiamarsi Ernest” sei rilassato e questo è sicuramente una cosa positiva.
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