Regia di Hernán Jabes vedi scheda film
la mente è un brutalismo architettonico e il branco di cani inferocito e affamato è in attesa
4 studenti, durante la rivoluzione anti maduro, si isolano da tutti gli altri creando un circolo totalmente esclusivo a base di sesso, amore e droga, fino a quando una di loro viene uccisa brutalmente.
5 anni dopo troviamo l'unico ragazzo del quartetto, composto altrimenti da ragazze, che lavora come cronista; alla presentazione del libro di un giornalista famoso che denuncia i brogli e la corruzione del governo, comincia con lui una relazione, ma complicata dalle depressione del cronista riguardo all'omicidio della sua amica.
con in sottofondo, ma sempre presenti i moti di protesta, assistiamo al malessere del protagonista che continua a guardare i numerosi video che girava quando 5 anni prima i 4 amici erano sempre insieme.
sembrava un idillio, un'isola felice di auto isolamento dai probelmi della nazione, nelle case dei genitori dei ragazzi, che ancora nonostante le restrizioni, l'inflazione alle stelle che rende ogni articolo dispensiosissimo, vivevano in un mondo artificiale e artefatto appunto di amore di gruppo.
il cronista avendo dato la chiave al giornalista e chiedendogli di venire a vivere con lui, lo rende partecipe dei propri problemi psicologici e il giornalista essendo alla ricerca di un nuovo spunto per il prossimo libro, si appassiona alla morte della sua amica per mano di un professore marchiato con l'infamante etichetta di mostro per la violenza inaudita con cui si è accanito sulla ragazza.
il film è girato con mano sapiente dal regista e con una solida sceneggiatura, grazie anche al richiamo biblico del titolo citato all'inizio.
ha un inizio idilliaco con questa annoiata e privilegiata gioventù, abbastanza fastidiosa nel suo essere snobisticamente auto eletta al di sopra dei restanti studenti trattati come animaletti curiosi, per non parlare degli insegnanti invece pubblicamente ridicolizzati nel loro banale intento di voler ancora insegnare qualcosa in un paese che sta andando in malora.
lentamente il film dispiega le sue ambizioni, svelando nei flashback sempre più dettagliati, quanto questi ragazzi spingano se stessi e soprattutto la società che li circonda, li ingloba e li accoglie, verso limiti di eccesso incredibili, indecenti e a-sociali.
contemporaneamente al cronista che rammenta gli accadimenti di 5 anni prima, il giornalista che vive insieme a lui, indaga sempre più approfonditamente , scoprendo dettagli che il cronista non sapeva o non ricordava bene.
il film si colora sempre più di nero man mano che la memoria del cronista si intreccia con le indagini e le prove che trova il giornalista anche accompagnandosi insieme.
la loro storia (d'amore?) sembra subire un arresto quando il cronista tenta di fermare il giornalista e di cacciarlo di casa in preda ad una sua crisi.
la memoria di un paese sulla bancarotta si mescola e frulla con la memoria personale di chi ha vissuto in prima persona e con le indagini del giornalista sulla memoria d'archivio.
un calderone in cui il protagonista naviga a filo d'acqua con appena il naso fuori per respirare, ma isolato nel suo mondo di video rivisti in loop non appena varca la soglia dei suoi muri domestici.
jezabel doveva essere il profilo dell'amica morta che in una loro giornata di abusi e solitudine, in un chiacchiericcio di vaneggiamenti, lei avrebbe dovuto aprire per vendersi.
è un maelstrom di indizi rivelatori che sprofondano il cronista in un abisso di tenebra talmente vischiosa che la memoria gioco forza viene viziata dalle continue visioni di quei video che è come se continuassero le assunzioni di droghe di 5 anni prima.
è un film tremendo, con scene talmente crudeli e vigliaccamente costruite sulla menzogna e la vendetta, che a tratti è insostenibile.
un gioco giovanile soggiogato dalla lussuria e dalla negazione di ciò che stava succedendo tutto intorno a loro 4, affogato nel disprezzo per tutto ciò che non era edonistico.
un gioco del più forte sul più debole, socialmente, intellettualmente e finanziariamente.
un film disperato, straziato da un lucido e devastante disprezzo per la vita e la determinazione umana.
e la scena finale di schiena è perfetta e lapidaria.
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