Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Una fioraia è divisa fra l’amore per un muratore, che per lei ha abbandonato la famiglia, e quello per un pizzaiolo più giovane: cerca di barcamenarsi fra i due, ma l’esito è tragico. Commedia sanguigna su un soggetto melodrammatico, contrappuntata dalla voce off dell’avvocato che riferisce i medesimi fatti usando un linguaggio freddamente giudiziario: per lo più la comicità scaturisce appunto dalla frizione fra i diversi registri linguistici (“Di che natura è il mio male? Ho avuto un trauma, sono sotto choc, è un disturbo neurovegetativo o è che sono mignotta?” “Lasci stare i termini scientifici”), ed è esilarante soprattutto il macellaio che cerca di fare il salto di qualità sociale. Non vale Straziami ma di baci saziami e neanche Romanzo popolare, altre due storie di triangoli amorosi fra poveracci, ma è comunque un cinema a cui oggi in Italia si guarda come all’età dell’oro. La Vitti in quegli anni si trovava nel periodo migliore della sua carriera, dopo essersi liberata di Antonioni e prima di accompagnare la parabola discendente di Sordi; Mastroianni è sempre Mastroianni, ossia uno che poteva interpretare l’aristocratico e il proletario con la stessa credibilità; Giannini un po’ sopra le righe, ma in modo non disdicevole al suo personaggio.
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