Regia di Maura Delpero vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: VERMIGLIO.
C’è una nuova tendenza nel cinema italiano degli ultimi anni.
Raccontare la guerra senza far vedere la guerra (come ha fatto Gianni Amelio con Campo di Battaglia) e individuare nella fine della Seconda Guerra Mondiale la prima linea di demarcazione del nuovo ruolo della donna in Italia (un po’ come ha fatto Paola Cortellesi con C’è Ancora Domani).
Vermiglio di Maura Delpero si colloca pienamente in questo solco e il suo racconto semplice ma intriso di una rara poesia dedicato al padre, che è nato in quella terra dove le quattro stagioni determinano più di altri posti il cambiamento della vita, si è meritato di vincere il Leone d’Argento Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia regalandoci non solo una brava regista ma un’ottima raccontatrice di storie.
Il film si apre durante un rigidissimo inverno, il 1944 sta finendo e il giovane Attilio torna nella sua Val di Sole sulle spalle del suo compagno di sventura, Pietro. Nei loro occhi e nei loro silenzi c’è tutto l’orrore della guerra. Per la famiglia di Attilio il suo arrivo è un miracolo, per tutto il paese di Vermiglio quei due soldati sono in realtà dei disertori. Il clima non è rigido solo da un punto di vista meteorologico e in questo contesto che viene raccontata la Famiglia Graziadei.
Il capofamiglia è Cesare, il maestro del paese che si occupa dell’istruzione non solo dei ragazzi del luogo ma anche degli adulti analfabeti per dare loro un futuro migliore.
È un uomo che parla in italiano a scuola, in latino quando prega e in dialetto quando deve dirti le cose in faccia.
Un uomo molto severo che crede fermamente in certi valori ma non è autoritario. Crede che la musica e i libri siano il cibo per l’anima e cerca di alimentare con questa dieta anche i suoi figli.
Maura Delpero si focalizza sul percorso di iniziazione alla vita delle tre sorelle Graziadei: Lucia, Ada e Flavia.
Lucia è la più grande, la più sfortunata perché la guerra ha bloccato i suoi sogni di una vita migliore grazie allo studio.
S’innamora di Pietro puntando su un matrimonio felice come realizzazione personale.
Ada è la più confusa e ribelle. Dentro di lei i suoi istinti e desideri si scontrano con la morale cattolica presente nel Paese. È una ragazza che sfoga i suoi desideri dietro l’armadio ed è attratta da Virginia una ragazza senza freni inibitori che la inizia ai piaceri del fumo, ma poi i suoi sensi di colpa hanno la meglio e si flagella con lo sterco di gallina.
Flavia è la più talentuosa e nonostante la sua giovane età è la prescelta per andare al collegio a Trento per intraprendere un percorso di fuga dal destino bucolico riservato al fratello Dino malvisto dal padre.
La fine delle quattro stagioni coincide con la fine della guerra che segnerà per sempre la vita delle donne della Famiglia Graziadei.
Tra chi ha il coraggio di zittire l’ottuso Cesare, chi per crescere da sola una figlia sarà costretta a lavorare in città, chi diventerà una sposa di Dio, chi diventerà una “Signorina” e chi per difendere il proprio onore è capace di imbracciare un fucile al termine di questo bellissimo film rimarrà un letto vuoto in primo piano, fermo in attesa dei titoli di coda e pronto per raccontare altre storie di un’Italia che non c’è più.
Onore al merito alla Giuria presieduta da Isabelle Huppert che con il suo premio ha voluto dare il giusto riconoscimento e la giusta visibilità ad una regista che ha tanto da raccontare ma soprattutto lo sa raccontare bene anche grazie alle splendide espressioni di Martina Scrinzi, Rachele Potrich e Anna Thaler. Tre Sorelle, Tre Piccole Donne che dovranno crescere in fretta per trovare un loro posto del mondo.
Sempre bravo Tommaso Ragno nell’incarnare la rigidità di un uomo che dietro la sua severità vuole essere il più giusto possibile stando un passo indietro dal concetto di Patriarcato.
Vermiglio è un film che va visto, punto e basta perché è bello bello.
Voto 8,5
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