Regia di Artur Aristakisjan vedi scheda film
Saggio sulla fragilità umana, immenso e doloroso.
Le vicende di una comunità di ragazzi decisa a vivere con i barboni, condividerne le miserie e dar loro una mano.
Questo film lo si può vedere recensito nei siti che trattano i peggiori film dell’orrore e al di là dell’elevato tasso tecnico al passare dei minuti gli stomaci degli spettatori saranno veramente messi a dura prova. Le scene sono ciniche mostrando le vicissitudini estreme e i casi più drammatici preoccupandosi come la scena precedente fosse ancora troppo poco conturbante costringendo quella dopo a spingere sull’acceleratore. I temi penso per quanto se ne ragioni in realtà non abbiano risposta, vivere d’amore incondizionato che in realtà diventa sopportazione e ancora di più poi il gusto della consapevolezza da parte di questi ragazzi di poter abbandonare quel posto maledetto in qualsiasi momento lo vogliano a differenza dei poveracci di cui si prendono cura. Emblema della storia sarà il sacrificio estremo del capo disposto a dimostrare la propria onestà d’intenti mettendosi nella stessa condizione degli altri miserabili e che proprio per questo, invece di essere capito, come quei tali verrà trattato.
Eppure si parla dell’amore, del comprendersi, del diverso; allora come fa ad essere così atroce? Di sicuro la sua parte la fa l’ambientazione, quell’enorme casa perennemente nella penombra dove i corpi strisciano uno sull’altro come pian piano stessero morendo soffocati. Poi c’è la limpida messa in scena della fragilità umana che senza troppi giri di parole fa male, c’è poco da fare, è doloroso quando nella sua struggente forma più innocua non c’è la tettona culona o il palestrato ma semplicemente la persona normale, il mediocre. Infine c’è la messa in scena dell’amore più intenso, sarà che è esasperato fino alla follia o che semplicemente in realtà non lo conosciamo ma di sicuro è inquietante tanto per noi quanto per le forze dell’ordine che in quel posto tentano le loro crudeli incursioni, non perché i protagonisti siano pericolosi, forse solo perché non li capiscono.
Io comunque non sono un tipo da film estremi e forse è stato quel bianco e nero di qualche foto trovata su internet che mi ha spinto a cercarlo e guardarlo, di certo non mi aspettavo di trovare questo modo eccentrico di disturbare. Il fatto è che in realtà non m’interessa, il vero motivo per cui questo è un film da vedere è che è girato da dio e non parlo solo della ricercatezza e dell’eleganza (la perfezione c’è, anche lei sì, ma non m’interessa personalmente parlando): parlo anche del montaggio schizzato dell’inizio che rallenta per accelerare di nuovo alla fine sino ad esplodere nella psichedelìa, parlo dei suoi corali piano sequenza calcolati col contagocce, parlo dei corpi che danno la sensazione di doversi spezzare da un momento all’altro – sensazione che naturalmente non resta solamente tale.
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