Regia di Andrey Iskanov vedi scheda film
Seconda regia realizzata direttamente in video dal russo Andrey Iskanov, autore visionario in seguito firmatario dell'agghiacciante "Philosophy of a Knife".
Sasha (Alexander Shevchenko) adora vedere immagini di cadaveri e autopsie, ossessionato da video e libri con foto dedicate all'argomento. Quando il suo telefono si guasta, inizia a essere vittima di angoscianti incubi la cui tetra ambientazione è però la stessa in cui si sviluppano anche i sogni di uno stravagante prete esorcista (Andrey Iskanov). Forze demoniache emergono dal mondo onirico dei due protagonisti, entità simili a vampiri e sensuali donne altrettanto pericolose, in grado di apparire anche di giorno, quando piove o, attraverso il sonno, capaci di materializzarsi nella realtà. La prima a finire vittima di queste oscure entità maligne è però Vika (Alexandra Batrumova), una fotografa di nudo fidanzata con Sasha.
"C'è una cosa che non mi piace del sonno: il fatto che somigli alla morte."
(Didascalia iniziale attribuita a Miguel de Cervantes)
Visions of Suffering: scena
Secondo lungometraggio girato direttamente in video, seguente Nails (2003), scritto, prodotto e diretto dal russo Andrey Iskanov. Cineasta visionario, in seguito autore del più celebre e disturbante (nonché lunghissimo) Philosophy of a Knife (2008), poco interessato alla linearità del racconto quanto invece attento al montaggio e alla forma audiovisiva, in tal caso sostanzialmente sperimentale e dal taglio lisergico. Le immagini che anticipano i lunghi titoli di testa anticipano il contenuto dell'intero film e sono costituite da vere autopsie, cadaveri di giustiziati in guerra o in regimi totalitari, posseduti dal demonio (parlano in italiano). A breve alternanza in questo preambolo infernale a Thanathos subentra Eros, con veloci sequenze, quasi subliminali, di sesso esplicito. Iskanov sviluppa un soggetto solo abbozzato (la morbosa, malata, mania voyeuristica del protagonista spalanca una porta sul mondo dell'ignoto), puntando a girare un lungo e interminabile incubo edificato sull'uso non convenzionale della fotografia, su un montaggio sincopato, per via del colore irrealistico e - non meno importante - con il supporto di una colonna sonora acida, metallica che, ininterrottamente, accompagna le disavventure di Sasha con rumori, sussurri, parole e grida a dir poco inquietanti. Visions of Suffering propone quindi una disturbante esperienza di visione, macabra e ferale, vicinissima alla sofferenza, filtrata attraverso una fotografia volutamente offuscata, sbiadita, con tonalità prevalenti verde e giallo. Come un incubo, tende a sfumare al risveglio (in tal caso davanti agli occhi stessi dello spettatore), lasciando dietro di sé un alone di incertezza e di insicurezza, rinforzato da pochi ma incisivi dialoghi, tipo quello pronunciato dall'ambiguo tecnico del telefono quando informa il protagonista che "mentre dormi se fuori piove, e muori quando sogni, rimani lì per sempre".
Visions of Suffering: scena
Citazioni
"Hai mai praticato riti magici? Hai sconsacrato qualche tomba? Hai rubato parti di persone morte? Ossa o pezzi di cadaveri? (...)
In sogno vai in un mondo che gli sciamani del Nord chiamano Yutugen, la terra dei morti."
(Andrey Iskanov)
"Cervantes ha scritto: 'Lode al sonno, il più grande tesoro, che rende uguali i saggi e gli stupidi, i ricchi e i mendicanti. Peccato che assomigli tanto alla morte. Alla morte... alla morte'."
"La sofferenza è multiforme e immortale. Quando un giorno qualche pianeta ridurrà in polvere la Terra, e l'umanità sarà morta nel suo ultimo grido – nell'enorme firmamento si mostrerà solo un altro pianeta, pronto a ospitare l'immortale sofferenza. I martiri avranno cambiato dimora."
(Herman Bang)
Trailer
F.P. 18/11/2023 - Versione visionata (cut) in lingua russa su Chili (durata: 85'22")
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