Regia di Terence Fisher vedi scheda film
Terzo e ultimo film di Terence Fisher sui vampiri. Il conte Dracula interpretato e ridefinito da Christopher Lee risorge ma la fantasia del regista stava scomparendo.
Terzo film di Terence Fisher sul conte Dracula, eliminato dal dottor Van Helsing alla fine del primo, anch' esso ambientato alla fine del 1800 e di notevole successo. Dopo aver tentato con risultati deludenti di proporre un nuovo vampiro aristocratico con un attore più giovane, questa volta Fisher lascia perdere il personaggio del medico e cacciatore di vampiri ben interpretato da Peter Cushing, quello più definito e recitato, per riproporre Christopher Lee nel suo ruolo più celebre a discapito della credibilità della storia e degli altri personaggi, che ormai non hanno più niente a che vedere con quelli del romanzo di Bram Stoker da cui è tratto il personaggio principale.
Questa volta i nemici del vampiro sono una coppia di giovani turisti inglesi e un barbuto fratone locale che sembra uno dei più noti compari di Robin Hood, con l’ unica differenza che al posto del bastone usa un fucile da caccia, martelli e paletti di legno, all’ inizio del film un nemico della superstizione dei suoi compaesani e poi intrepido cacciatore di vampiri. Più che il dottor Van Helsing questo suo sostituto mi ricorda quel frate nostrano di un noto calendario e almanacco italiano. "Quello che la gente non vuol capire è che il vampiro non può entrare in una casa se non è invitato da chi l' abita. Ma in quel caso non esiste esorcismo che lo possa scacciare" dice a uno dei due malcapitrati appena fuggito dal castello maledetto insieme alla fidanzata grazie a due crocifissi, dei quali uno improvvisato con una spada rotta dal mostro. Sarà vero ma in questo film Dracula non viene invitato in casa di nessuno, semmai il contrario. Infatti le vittime del vampiro sono un altra coppia di turisti inglesi in viaggio in Transilvania con gli altri due amici, quasi tutti ingenui viandanti che accettano volentieri di passare una notte nel suo tetro maniero nonostante le raccomandazioni del frate di evitare assolutamente quel posto isolato. L' unica donna del gruppo ad avere dei continui timori farà una brutta fine insieme al marito. A far resuscitare il defunto vampiro ci pensa un torvo maggiordomo vestito a lutto che per qualche oscuro motivo aspetta che qualcuno si fermi al castello per fornirgli il sangue da versare sulle ceneri del vampiro.
All' inizio una voce fuoricampo narra che: "Molte persone erano state schiave dell' osceno culto del vampirismo". Sarà ma solo quando il loro idolo era vivente, anche se nel primo film di Fisher girato circa otto anni prima, il nobile vampiro non aveva nessun servo umano. In questo film ne ha ben due, compreso un vecchio rilegatore assistito dai frati, ispirato a un folle personaggio del romanzo di Stoker. Alla fine Dracula, rimasto senza consorte e servi, finirà annegato in un laghetto ghiacciato, pronto per essere scongelato per il prossimo eventuale ritorno. Infatti negli anni seguenti girarono altri cinque film su Dracula, sempre con Christopher Lee come protagonista ma diretti da altri registi inglesi, francamente uno più mediocre e ripetitivo dell' altro, sia che fossero di ambientazione classica o moderna e secondo molti inferiori a quelli di Fisher. Tutti film snobbati dalla critica e presto dimenticati dal grosso pubblico, tanto che circa dieci anni dopo l' uscita di questi e altri horror Made in United Kingdom of England, la casa di produzione cinematografica che li aveva realizzati andò fallita. Tra i più "originali" della lunga serie pare che ci sia "Il marchio di Dracula" del 1970 di Roy Ward Baker, ma solo per una dose leggermente maggiore di effetti poco speciali, che comprendono anche un grosso pipistrello vampiro di gomma, oltre che qualche breve nudo femminile e un Christopher Lee che recita più del solito il ruolo dell' ennesimo conte Dracula risorto.
L' ormai anziano Peter Cushing, forse perchè già impegnato come protagonista dei film sul mostro di Frankenstein sempre della Hammer Films, interpretò il Dottor Van Helsing in altri tre film sui vampiri, compresi gli ultimi due con Lee ambientati nella più moderna Swinging London dei primi anni settanta, usciti al cinema nello stesso periodo ma di scarso successo perchè il personaggio era ormai fuori moda nonostante il tentativo di riproporlo in ambientazioni attuali. Negli altri film inglesi più tradizionali su Dracula ma senza il dottor Van Helsing successivi a questo, ad affrontarlo e distruggerlo ci sono dei coraggiosi ma spesso più sprovveduti giovanotti, talvolta aiutati da qualche vecchio prete meno audace. Dispiace vedere in film di serie B come questi delle giovani attrici di "belle speranze" sprecate in ruoli di vampire, vittime del mostro succhiasangue o belle fidanzate da salvare. Infatti nessuna di queste Dracula's girls raggiunse la notorietà dopo aver interpretato questi ruoli, tantomeno in patria dato che il troppo stroppia dovunque. Infatti, una volta passata la moda di questi horror britannici di breve successo, solo Cushing e Lee continuarono a interpretare dei ruoli secondari in film di altro genere ma raramente di successo. Lee avrà l' "onore" di partecipare alla spettacolare commedia americana "1941 Allarme a Hollywood", l' unico clamoroso fiasco di Steven Spielberg. Cushing, dopo aver partecipato al primo film della celebre serie di "Guerre Stellari" finirà la sua carriera interpretando per un altra volta il detective privato Sherlock Holmes ormai prossimo alla pensione, in un film inglese del citato regista R.W.Baker da noi distribuito nel periodo estivo.
Questi vecchi film horror inglesi a basso costo fin troppo recitati e poveri di effetti speciali ancora artigianali, visti oggi possono sembrare terribilmente noiosi, anche perché girati da registi commerciali dalla scarsa fantasia che cercavano di suggestionare e spaventare lo spettatore con poca spesa. Tra le poche novità di "Dracula, il principe delle tenebre" il nobile vampiro che in tutto il film non dice una parola e pochi personaggi da vecchia Inghilterra ottocentesca ovviamente meno interessanti del protagonista, oltretutto interpretati da attori e attrici da noi pressoché ignoti anche se in parte di bella presenza, come nel caso delle coprotagoniste Susan Farmer e Barbara Shelley. L' elegante sanguisuga compare a metà film, preceduto da una lugubre atmosfera di attesa e da un brutale omicidio ma chi si aspetta facili spaventi, fiumi di sangue e orride trasformazioni lasci pure perdere questo e altri film del genere. Peggiori di questi film dell' orrore inglesi all' americana ci sono solo quelle imitazioni italiane e spagnole uscite dopo il breve periodo di successo dei primi horror della Hammer, ad eccezione di pochi titoli più originali come "La maschera del demonio" di Mario Bava, più apprezzato all' estero che in Italia.
Dopo decine di horror-trash e brutte copie di horror americani di successo molto più recenti, anche questi vecchi film classici sono stati rivalutati ma considerarli tutti dei capolavori è troppo, anche quando sembra inevitabile che si faccia un confronto tra il passato e il presente. Oltretutto nelle versioni distribuite da noi, tutte rigorosamente vietate ai minori all' epoca, i particolari delle scene più sanguinarie sono stati pesantemente tagliati da una censura molto più severa di quella odierna, compresa quella britannica degli anni sessanta. Nonostante questo ancora oggi questo ed altri film horror inglesi della "Hammer's Films Ltd." sono raramente trasmessi in televisione. Di ormai poco suggestivo ci sono soltanto le lugubri musiche e le tetre scenografie autunnali, oltretutto ottenute con fondali di cartapesta e sfondi dipinti su vetro, sintomo di una produzione che non ha usufruito molto degli incassi avuti con i film precedenti.
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