Regia di Terence Fisher vedi scheda film
Dopo otto anni di attesa dall'uscita di Dracula – Il Vampiro, la Hammer su pressione della Fox spinge su Christopher Lee per dare avvio a un seguito. L'attore, inizialmente reticente, cede alle continue offerte e torna a indossare mantello e canini, ma con una caratterizzazione decisamente più diabolica. Jimmy Sangster, affiancato da Anthony Hinds, è confermato alla scrittura e forgia a un sequel, che inizia laddove era terminato il primo capitolo (con tanto di prologo riepilogativo), dal retrogusto del remake. Lo script è piuttosto semplice e ruota attorno al castello del Conte. Sangster ripesca alcune parti del romanzo di Stoker non inserite nel primo capitolo, quali la figura di Ranfield, l'idea che un vampiro non può entrare in un'abitazione se non viene invitato a farlo dagli abitanti e la famosa scena del battesimo di Satana con Dracula che si recide il petto e cerca di costringere la donzella prediletta (Suzan Farmer) ad abbeverarsi dal suo sangue infetto. In altre parole, Sangster adatta le parti del romanzo di Stoker, ignorate nel primo capitolo, relative alla contaminazione di Mina Harker e alla collaborazione determinante di Ranfield, il pazzo che si ciba di insetti e che qua viene ribattezzato sotto il nome di Ludwig ed è ospite (anziché del manicomio) di un ricovero di monaci. Originale, seppur un po' farsesco (non si capisce il motivo per cui vi sia un lago ghiacciato al fianco del castello quando non si vede, per il resto, ombra di neve), l'epilogo, con Dracula imprigionato sotto una coltre di ghiaccio e impossibilitato a muoversi per il terrore dell'acqua corrente.
Da un punto di vista tecnico, seppur più lento, Il Principe delle Tenebre è caratterizzato da una tensione continua. L'atmosfera è lugubre, il clima invernale e freddo. Scenografie e fotografia si confermano notevoli, ma meno sfarzose e colorate. Michael Reed gioca con le luci, producendo gustosi contrasti che provocano un effetto vedo e non vedo che rende più fascinosa la visione. Viene del tutto tagliato il personaggio di Van Helsing (Peter Cushing non è presente), sostituito da un simpatico prete che va in giro munito di carabina. Aumenta inoltre l'apporto della religiosità che scalza del tutto i rimedi del folklore, tanto che a inizio film vediamo il prete interpretato da Andrew Keir rimproverare l'uso dei concittadini di calare paletti sui cuori delle donne defunte nonché il vezzo dei locandieri di contornarsi di corone d'aglio. Un atteggiamento da cui il prete si discosterà presto, quando si troverà al cospetto di vere vampire, come nella scena in cui, contornato da confratelli, martella la libidinosa Barbara Sheley ormai divenuta un'allieva del Conte.
Memorabile la parte in cui Dracula acquista, tra il fumo del talco, sostanza fisica materializzandosi dalla polvere (tale era diventato per effetto della luce solare) attinta da una vera e propria pioggia di sangue fresco (dovuto allo scannamento di un curioso ospite del castello).
Bella l'idea (sembra di Lee) di non far recitare battute al Conte, qua aiutato da un collaboratore umano alquanto sinistro. Lee non parla mai. Soffia e si atteggia da animale antropomorfo conferendo al suo personaggio una caratterizzazione decisamente più bestiale e terrificante.
Ecco che, per molti aspetti, Il Principe delle Tenebre si rivela addirittura superiore al primo capitolo, sebbene Sangster non ricorra a soluzioni innovative ma si “limiti” a riplasmare il personaggio ponendolo al servizio di una storia che avrebbe tranquillamente potuto avere il ruolo di un primo capitolo.
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