Regia di Raffaele Maiello vedi scheda film
La solitudine grigia di Milano assorbe alcuni giovani personaggi, fra i quali una ragazza con marito disabile e un operaio innamorato di lei. La storia fra i due appare fin da subito complicata.
Raffaele Maiello, autore e regista teatrale, esordisce quarantenne sul grande schermo con questo Non si scrive sui muri a Milano, del quale firma anche la sceneggiatura in squadra insieme a Silvano Ambrogi, Roberto Roversi e Susanna Hunziker. Sarà destinata a rimanere la sua unica opera cinematografica, nonostante le idee non manchino nel film e, formalmente, non ci sia granchè da ridire (allo stesso modo Maiello vivrà una sola esperienza televisiva, 6 anni più tardi, con Vita di Antonio Gramsci, commissionato da Rai2). La metropoli lombarda viene ritratta in termini mostruosi: grigia, senz'anima, sostanzialmente deserta, quasi postapocalittica; non a caso il ritrovo dei protagonisti è una stazione della metro, luogo-non luogo per eccellenza, zona di transito in cui i cittadini si sfiorano senza comunicare, senza aggregarsi. Una piccola comunità di giovani, proveniente direttamente dalla contestazione e dal post-68, decide proprio di 'abitare' la metro e di cercare in essa i segni del passaggio umano, come appunto le scritte da cui il titolo; il contesto di partenza è interessante, ma la storia in effetti non si sviluppa granchè se non sul piano delle psicologie dei personaggi: tutte molto simili, però. Giovani sensibili, delusi e destinati a rinnegare anche le loro ultime speranze: un quadro davvero desolante ma, quel che è peggio, raccontato con ritmi blandissimi e dialoghi laconici, abbastanza per fare addormentare anche uno spettatore non particolarmente assonnato. Fra gli interpreti si notano Stefania Casini, Alfredo Pea, Stefano Oppedisano e Laura Duke Condominas: nomi e volti, per il contesto, apprezzabili. 3/10.
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