Regia di Sébastien Lifshitz vedi scheda film
Comincia con Perry Blake Presque rien. La voce struggente ma non melensa di Perry Blake unita a un volto, e questo volto ci accompagna per tutto il film. La macchina da presa ci si attacca con una tenacia che in ogni altro contesto sarebbe invadente, e invece è solo il modo più forte per testimoniare una presenza e un'empatia che si legge da subito, ovunque, in tutto, nella luce, nei suoni e nei tempi.
Mathieu è un ragazzo diciottenne in vacanza al mare e l'attrazione per Cédric, coetaneo o forse poco più grande ma più smaliziato di lui, gli chiarisce definitivamente il suo orientamento sessuale, proprio in un periodo abbastanza turbolento in cui sta anche affrontando problemi familiari (i rapporti con la sorella e la madre).
La narrazione frammenta la cronologia degli eventi in più fasi, mescolando il racconto dell'estate in cui i due ragazzi si sono conosciuti a vari momenti successivi, la cui sequenza non è subito chiara. Ma il risultato non è di disordine, tutt'altro: la potenza di quel volto scrutato ci è sempre di sostegno, unico vero filo conduttore, unico punto di riferimento per permetterci di orientarci in pochi istanti, e non solo per il taglio dell'inquadratura o per una banale differenza nei capelli. No, scena per scena questo volto spigoloso e caldo riesce a dare metaforicamente il la a tutta la scena, e i suoi a volte impercettibili campi di espressione sono come uno spartito offerto allo spettatore, pronto, aperto, inquadrato a lungo e senza respiro per essere letto fino in fondo, senza sosta.
Soffermarsi con tale intensità sul volto di Mathieu esprime al tempo stesso un moto di possesso e protezione, e comunque costringe lo spettatore all'osservazione e all'analisi: attraverso la prospettiva della psichiatra, di Cédric o di Mathieu stesso, quando è solo nella catapecchia in cui si è rintanato a scrivere e occuparsi del gatto (per inciso, complimenti alla produzione, che ha trovato un gatto super affettuoso e che si fa fare il bagno senza batter ciglio).
Ed è grazie a questa perenne osservazione degli stati d'animo di Mathieu che riusciamo a leggere ogni altra scena, ogni altro evento: ne conosciamo le sfumature emotive, ne ipotizziamo le reazioni. Perfino le scene più esplicite finiscono per essere attraversate da uno strato emotivo che non contraddice i sentimenti scoperti sul volto di Mathieu.
I colori fanno il resto. Legano, allontanano, smembrano e suggeriscono. Presque rien è un film diretto, sincero e capace di affrontare il dolore senza ipocrisia. Racconta di Mathieu senza filtri e senza concessioni ma con la garanzia del rispetto, come fosse un amico. Esemplare.
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