Regia di Rod Lurie vedi scheda film
L'eroe di guerra Irwin (Redford) viene incarcerato in un istituto per crimini militari chiamato "Castello". Si scontrerà con gli abusi di potere del direttore Winter ( Gandolfini).
Fiotti di retorica militare sgorgano da tutti i pori, ricordandoci che un soldato rimane sempre un soldato. Il generale interpretato da Redford rappresenta i valori morali ed etici di un istituzione tutta d'un pezzo ( quella militare) , che trasforma i propri figli in eroi o martiri da compatire e giustificare. Irwin non ha grilli per la testa, come dice lui stesso nel film " vuole solo scontare la pena ed andarsene".
Cosa lo farà cambiare idea? Il lato oscuro, l'altra faccia della medaglia, il direttore aguzzino Winter , che palesa in maniera evidente la malvagità che però è tutta personale, esaltando così indirettamente ( ma neanche troppo) la madre patria. Irwin/Redford intraprende così la sua personale via crucis davanti ai detenuti (la pateticissima scena delle pietre) , preambolo di un sacrificio piu grande che verrà compiuto attraverso la rivoluzione. Il pregio del film è quello di saper definire la figura di un leader silenzioso, che riesce ad attecchire nel cuore dei detenuti, sconfiggendone la paura ed istituendo una nuova gerarchia di controllo e difesa del territorio.
Tecnicamente ben fatto, quando deve spingere sull' acceleratore facilmente i giri aumentano, regalandoci un bella e coordinata scena di guerriglia; lo scontro Gandolfini/Redford merita, ma un epilogo improponibile di propaganda militarista rovina tutto lasciando più di un dubbio sulla sincerità dell'operazione. Loro ( gli americani) ci credono per davvero a quella roba li, noi no.
Difficile far finta di niente.
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