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L'ultima settimana di settembre

Regia di Gianni De Blasi vedi scheda film

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La recensione su L'ultima settimana di settembre

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Pietro Rinaldi è uno scrittore ottantenne che da quando ha persona la moglie ha perso anche un valido motivo per vivere. Un nuovo evento luttuoso lo metterà questa volta di fronte a suo nipote Mattia. I due si troveranno costretti a coesistere mentre affronteranno un viaggio in direzione Roma.

 

Road Movie dolente sulle ali dei ricordi di una famiglia e di uno scrittore burbero incapace per scelta e incomunicabilità di creare una relazione con la figlia e anche con un nipote che lo vede come un estraneo e con il quale interagisce dandogli del tu e mai chiamandolo nonno.

 

Il Pietro Rinaldi portato sul grande schermo da Diego Abatantuono, immediatamente rapito dalla figura di un uomo che sente affine alle proprie corde, è fin troppo credibile, anagrafe a parte, riuscendo a rubare grazie anche alla sua mole, alla compassatezza dei suoi movimenti, e ai suoi atteggiamenti scontrosi ma studiati, la scena a ogni altro attore presente. Il diciassettenne Biagio Venditti, già visto su Netflix nella serie Di4ri (id.; 2022 - in produzione) riesce dal canto suo a confezionare un nipote (il sedicenne Mattia), capace di rispondere ad Abatantuono come sa fare un ottimo tennista di fronte a un grande avversario.


La pellicola si esaurisce sostanzialmente nel rapporto che si viene a creare fra i due, nel corso di un viaggio che da Lecce li porterà a Roma dove Mattia farà la conoscenza di suo zio. Un viaggio iniziato non certo sotto i migliori auspici, ma che con lentezza li porterà a creare quell'intimità e complicità che né Mattia, né tanto meno il burbero Pietro, credevano di poter trovare nell'altro.


Completano quest'opera minimalista la Puglia più rurale e perfettamente immortalata dalla fotografia di Giorgio Giannoccaro e che fa da sfondo a un viaggio allungato dalle fobie di un ottantenne avulso alle autostrade e alle auto moderne. Una sceneggiatura a sei mani; firmata dal regista assieme ad Antonella Gaeta e Pippo Mezzapesa e che ha saputo trarre linfa vitale dal romanzo omonimo dello psicologo Lorenzo Licalzi. Il tutto a completamento di una vicenda semplice e complessa al tempo stesso, che riesce a strappare lacrime e sorrisi per una storia fatta di due solitudini che per costrizione cercheranno per la prima volta di conoscersi.


Presentato in apertura all'ultimo Giffoni Film Festival l'opera d'esordio del quarantacinquenne Gianni De Blasi vale la pena di essere vista non perché sia frutto di una sceneggiatura originale o particolarmente arzigogolata, ma perché grazie a una coppia di attori molto ben affiatata sa colpire nel centro dei sentimenti di ognuno con pochi ma significativi accorgimenti.

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