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Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band

Regia di Michael Schultz vedi scheda film

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La recensione su Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band

di mm40
6 stelle

Non è un'opera rock poichè i testi delle canzoni non bastano a creare la storia e non solo di musiche si compone la trama: sono necessari anche sporadici intervalli parlati che spieghino la situazione e presentino di volta in volta il pezzo successivo. Non è un musical propriamente detto, non è un prodotto di semplice 'patchwork' fra canzoni beatlesiane, non è neppure un omaggio - soltanto - a Sgt. Pepper's, perchè nonostante si parta con una sequenza-raffica dei primi 4 brani dell'album, poi il repertorio messo in scena comincia a saccheggiare da altri lavori dei Fab 4 (Abbey road, Let it be, comunque da quelli 'della maturità'). Questo Sgt. Pepper's lonely hearts club band è un ibrido solo parzialmente riuscito che raggiunge la sua ragione di essere solo grazie all'inventiva degli arrangiamenti (e rimaneggiamenti) del materiale musicale e ad un discreto budget che permette a Schultz di utilizzare costumi, comparse e scene in buona quantità e qualità. Per il resto, però, non c'è granchè che valga la pena di essere visto: i Bee Gees che rifanno i Beatles non sono l'idea del secolo (e in effetti questo film è finito quasi subito dimenticato) ed anche le particine riservate ai colleghi celebri (Aerosmith, Alice Cooper, Billy Preston) non sembrano utilizzati al pieno del loro potenziale, eccezion fatta per gli Earth, wind & fire che troveranno una hit nella rilettura in chiave disco di Got to get you into my life (Preston che ballonzola in una tutina aderente gialla mentre lancia fulmini sui passanti è, oltre che un delirio di pessimo gusto gay, un insulto a quanto il pianista fece in Get back, il brano chiamato qui ad interpretare). Peter Frampton approfitta per inserire in ogni dove la sua leggendaria talk box (una sorta di vocoder che collega la voce alla chitarra): al terzo pezzo di tale stampo è inevitabile che venga a noia. Fra gli attori, Donald Pleasance, il fresco Oscar (1976) George Burns e l'esordiente di futuro successo Steve Martin. Un lavoro colorato e ritmato nonostante si componga per il 90% di esecuzioni musicali, ma ciononostante piuttosto dispersivo, frammentario, che accompagna la discreta forma con scarso contenuto. 6/10.

Sulla trama

La banda del sergente Pepper si riunisce, capeggiata da Billy Shears, per riportare la pace nel mondo con le sue canzoni.

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